Direttiva Ue cambia la Bossi-Fini tre clandestini liberati dal giudice
Fonte: torino.repubblica.it
Decisione destinata a suscitare polemiche. Il pm aveva chiesto la condanna: gli stranieri erano statI arrestati per aver violato più volte il decreto di espulsione dall’Italia
di LORENZA PLEUTERI
“La polizia incrimina, la legge scarcera”, dice il titolo di un film degli anni ’70. A Palagiustizia si sta avendo un epilogo simile, in una situazione destinata a innescare divisioni e polemiche, come quelle sottese dal titolo della pellicola. Con una variante che può sembrare paradossale: ciascuna delle parti in causa, nel sovrapporsi delle leggi e delle norme in gioco, ha le sue ragioni. Agenti e carabinieri, applicando la Bossi-Fini e i decreti sicurezza, continuano ad arrestare quelli che gli avvocati chiamano sinteticamente “i quattordici”, gli stranieri clandestini che non ottemperano al secondo o terzo ordine di espulsione emesso dal questore, comportamento punito dall’articolo 14 del testo unico sull’immigrazione (comma 5 quater, per la precisione, quello appena ritenuto incostituzionale per la mancata previsione del “giustificato motivo”).
Il giudice di turno alle direttissime al rientro dalla pausa natalizia, Roberta Collidà, è stato chiamato a dare la prima applicazione alla direttiva Ue in materia, diramata due anni fa e non ancora recepita dallo stato italiano, inadempiente: in virtù del “combinato disposto” tra leggi italiane e disposizioni comunitarie, queste ultime entrate in vigore sabato, ha assolto e scarcerato gli extracomunitari disobbedienti arrestati tra Natale e Santo Stefano, i primi tre a ricadere sotto l’assemblaggio di norme autoctone e non.
La procura, rappresentata in aula dall’aggiunto Paolo Borgna, si era invece espressa per le condanne. “Dal 24 dicembre – ricapitola lo stesso Borgna – sono previste due opzioni possibili, per i cittadini extracomunitari clandestini. L’invito bonario al rientro volontario in patria, entro 30 giorni. O l’ordine di espulsione, che deve essere tassativamente motivato dal questore, per pericolo di fuga, pericolo per l’ordine pubblico o mancata concessione del permesso di soggiorno”. Ogni giudice decide volta per volta, su arresti e sussistenza del reato contestato, interpretando le diverse disposizioni. La dottoressa Collidà ha convalidato le manette, ritenendo legittimo e dovuto il comportamento di poliziotti e carabinieri, per poi deliberare diversamente nel merito.
Per l’aggiunto Borgna le assoluzioni non sono affatto da dare per scontate: per i clandestini arrestati per condotte illegali relative a provvedimenti precedenti, sostiene, prevarrebbe la Bossi Fini. “Non c’è stata l’abolitio criminis”, rimarca. E ricorda che un problema analogo – in una analisi non condivisa dagli avvocati dei tre scarcerati, per la non omogeneità delle situazioni – si presentò per i romeni, con l’ingresso dello stato d’origine nell’Unione Europea: “La Cassazione risolse la questione a loro sfavore”.