Migranti e cittadinanza
Fonte: www.cittadinanzattiva.it
Marta Leonori
“Valutiamo fallimentare l’approccio dell’attuale sistema legislativo che riduce il fenomeno dell’immigrazione alla semplice gestione dei flussi e che ne affronta unicamente gli aspetti securitari. Non è possibile che le politiche per l’immigrazione siano affidate unicamente al Ministero dell’Interno, senza tener conto di tutti gli altri aspetti che compongono una realtà assai complessa”.
A sostenerlo è Marta Leonori, della Fondazione Italianieuropei, che questa settimana abbiamo intervistato sul tema dell’immigrazione per il nostro Cittadinanzattiva Informa.
La Leonori, romana, classe ’77, è coordinatrice delle attività e coordinatrice editoriale della Fondazione, laureata in Economia Aziendale a Roma Tre, ha un Master in Innovazione Management nelle amministrazioni pubbliche.
Filippo Rossi
“Il percorso legato al riconoscimento della cittadinanza dei migranti è troppo tortuoso. Ma in questa fase politica parlare di riforme, anche su un aspetto così importante, è diventato quasi un miraggio”.
A sostenerlo è Filippo Rossi, triestino, classe 1965, giornalista e scrittore, direttore del web magazine della Fondazione Fare Futuro e direttore artistico del festival “Caffeina Cultura”, di cui cura anche il magazine a esso collegato. Ha cominciato al quotidiano Il Tempo, è stato caporedattore del settimanale l’Italia, direttore delle news di Radio 101 e collaboratore di diverse testate politico-culturali. Anche a lui abbiamo rivolto diverse domande sul tema dei migranti per la nostra nuova rubrica “Opinioni a confronto” di Cittadinanzattiva Informa
D: Abbiamo sentito spesso parlare di proposte relative al riconoscimento della cittadinanza, ma ad oggi sembra che questo sia un percorso a dir poco tortuoso per i cittadini migranti.
Leonori: Crediamo sia fondamentale lavorare per costruire una cittadinanza sociale. In primo luogo, non è possibile che l’immigrato abbia come unico o principale referente la Questura, rimanendo intrappolato in un rapporto burocratico con le istituzioni. Per le richieste di rinnovo del permesso di soggiorno il referente potrebbe essere ad esempio l’amministrazione locale, istituzione di riferimento per tutti gli aspetti legati alla vita sociale e ai rapporti con il territorio. In secondo luogo, sono numerosi i ragazzi che nelle scuole vivono la contraddizione di non poter essere cittadini italiani prima dei 18 anni, nonostante siano nati in Italia o ci vivano stabilmente da molti anni. Il dibattito intorno alla questione delle seconde generazioni è destinato a crescere. Infine, c’è la necessità di realizzare un sistema che tenga conto delle diverse competenze indispensabili per un governo dell’immigrazione e per costruire una reale integrazione. Tali competenze non si possono ritrovare unicamente nel Ministero dell’Interno, che deve essere affiancato dagli enti locali e supportato dall’azione di altri Ministeri, come quello degli Affari sociali e quello degli Affari esteri.
Rossi: E’ vero, il percorso oggi è troppo “tortuoso”, e si basa su una concezione della cittadinanza ormai superata dalla storia. Di proposte ce ne sono state molte, ma il problema vero, soprattutto oggi, in questa fase incandescente (e, purtroppo per il paese, assolutamente imbarazzante) della politica italiana, fare qualunque tipo di riforma – e a maggior ragione su un tema così delicato, che richiede per la sua stessa natura uno sforzo bipartisan – è diventato quasi un miraggio…
D: Cosa pensa della norma che prevede che i cittadini stranieri debbano avere un contratto di lavoro in essere prima di venire nel nostro Paese? Crede possibile che un datore di lavoro assuma qualcuno senza neanche conoscerlo?
Leonori: Gli immigrati si trovano spesso in una situazione di svantaggio derivante anche dalle difficoltà riscontrate in ambito lavorativo. Tuttavia si iniziano a registrare i primi segnali di insofferenza, come testimoniano alcune proteste eclatanti, ad esempio quella degli operai immigrati saliti su una gru a Brescia. Laddove il territorio lo ha consentito, gli immigrati in molte occasioni hanno inoltre dimostrato di essere parte attiva del nostro tessuto sociale e non solo forza lavoro.
La Fondazione Italianieuropei è impegnata nello studio e nell’analisi di proposte per nuove politiche per un governo dell’immigrazione, avanzate da un gruppo di ricerca attivo da alcuni anni. Stiamo al momento lavorando sulle G2 e sul “modello toscano” e a fine febbraio terremo un convegno a Campi Bisenzio, in provincia di Firenze, dove è stato realizzato un esempio positivo di integrazione e non di marginalizzazione dei nuovi cittadini.
Rossi: Effettivamente mi sembra una norma che forse ha un suo senso nel “mondo delle idee”, ma poi calata nella realtà di tutti i giorni e nelle dinamiche vere del mercato del lavoro si rivela quasi del tutto inapplicabile.
D: Torniamo al tema degli italiani di nuova generazione. Noi abbiamo registrato un grande attivismo e voglia di partecipazione a pieno titolo.
Leonori: E’ urgente sciogliere il vuoto normativo sull’acquisizione della cittadinanza. Resta questa incertezza fino al compimento della maggiore età. Il percorso di integrazione, anche delle famiglie, deve iniziare dalle scuole. Se teniamo, come si è tentato e si tenta di fare, distinti questi ragazzi dai loro amici e dai loro compagni di scuola, stiamo già creando un divario dannoso. La nostra idea è quella invece di favorire una reale integrazione. E per fare ciò’ c’è necessità non soltanto di intenzioni politiche, ma anche di risorse, per dare il via a progetti, corsi di formazione, strumenti attraverso i quali si possa dare giusto spazio anche alle tradizioni del Paese di origine.
Rossi: Sì, lo riscontro anche io. Ed è un bene. Soprattutto in una fase storica e culturale che vede disinteresse e disillusione da parte dei giovani cittadini italiani. Sono assolutamente convinto che qualunque nuova energia (di qualunque provenienza) non possa che fare del bene a un paese che ha urgente bisogno di rimettersi in moto
D: Solo una questione scolastica o di formazione?
Leonori: Nello sviluppo urbanistico, in particolare delle grandi città, è necessario individuare e realizzare spazi di aggregazione che consentano di evitare la ghettizzazione. Non è casuale, a mio parere, che stiamo registrando anche nel nostro paese fenomeni pericolosi come quelli delle gang. Ribadisco, è un percorso da costruire insieme alle amministrazioni locali, alle associazioni e alle realtà del territorio.
Rossi: No, non è solo questione scolastica e di formazione. Ma direi che il sistema educativo gioca un ruolo fondamentale nella “cucitura” del tessuto civile. Le aule scolastiche possono e devono essere un laboratorio quotidiano di integrazione, e non certo di “apartheid” più o meno soft, come qualche apprendista stregone ha cercato di fare, in nome della “paura del diverso”… E poi la supervisione della scuola (in questo caso pubblica) può garantire che l’integrazione avvenga secondo i principi della nostra convivenza.
D: Ci fa degli esempi utili a farci comprendere meglio?
Leonori: L’apertura pomeridiana delle scuole per attività culturali e ricreative, oppure la promozione di attività nelle piazze, negli spazi di ritrovo, con il coinvolgimento a pieno titolo delle associazioni giovanili.
Rossi: Farefuturo e ItalianiEuropei due anni fa hanno proposto – a conclusione di un seminario sull’integrazione – che gli alunni islamici potessero ricevere un insegnamento facoltativo di religione islamica (parallelo a quello dei loro compagni cristiani). Un modo per evitare che a fornire le basi della religione islamica a quei bambini, potessero essere esponenti “estremisti”… Una proposta di assoluto buonsenso che è stata travolta dalla propaganda: “Vogliono insegnare il Corano ai bambini italiani”, ha titolato qualche giornale…
D: Per concludere, cosa pensa delle iniziative relative ai cittadini europei? Esistono difficoltà legate ai permessi di soggiorno anche per questi cittadini. Non crede sia in contraddizione con uno dei fondamenti dell’Unione, vale a dire la libertà di circolazione?
Leonori: Le normative europee per fortuna ci hanno obbligato ad una decisa apertura nei confronti dei cittadini dell’Unione, tuttavia permangono ancora delle difficoltà, anche relative ai permessi di soggiorno. Credo che vadano decisamente superati tutti gli ostacoli alla circolazione dei cittadini europei. Non possiamo permetterci che esistano in Europa cittadini di serie A e di serie B.
Rossi: Assolutamente sì. Eventuali storture vanno assolutamente riparate, tenendo a mente quali erano i principi e quale era la visione dei padri fondatori dell’Europa.