Dall’America Latina nessuna invasione di immigrati
Fonte: www.redattoresociale.it
L’analisi di José Luis Rhi-Sausi al convegno della Focsiv. Non ci sarà un incremento dei flussi, perché “nei paesi andini, l’indice di povertà è sceso dal 44% nel 2002 al 32% del 2010, grazie a politiche mirate e specifiche in ambito sociale”
ROMA – Ma quale invasione di immigrati: dall’America Latina sicuramente non si registrerà un incremento sostanziale dei flussi. Anzi: riguardo alla crisi economica che sta mettendo in ginocchio l’Europa, i Paesi andini registrano al contrario, rispetto al 2009, “un tasso di crescita del 6%, che in Perù arriva all’8,6%, mentre cala la disoccupazione, scesa al 7,6% nel 2010 mentre l’anno precedente era all’8,2%”. E a partire dal 2015 “assisteremo a una stabilizzazione delle migrazioni provenienti dai Paesi andini”. Senza dimenticare che “la migrazione interna e Sud-Sud è molto significativa, in aumento: assistiamo e assisteremo a una grande mobilità orizzontale”. Ad affermarlo è José Luis Rhi-Sausi, direttore del Cespi (Centro studi di politica internazionale), intervenuto ieri pomeriggio alla Sala Gonzaga in Campidoglio durante il seminario sul tema “Le migrazioni andine in Italia. Contesti di partenza e legami transnazionali”.
Nei Paesi andini – non solo Ecuador, Perù, Colombia e Bolivia, ma anche Cile e Venezuela – “l’indice di povertà è sceso dal 44% nel 2002 al 32% del 2010, grazie a politiche mirate e specifiche in ambito sociale, oltre alla crescita economica”, ha riferito l’esperto, precisando che è in corso un progetto di cooperazione con l’Unione Europea (“Sostegno alla coesione economica e sociale nella comunità andina”, per un finanziamento di 8,2 milioni di euro) e che al loro interno gli stessi Paesi “si stanno organizzando per adottare politiche comunitarie in ambito migratorio, con precisi strumenti operativi”. Se guardiamo al nostro Paese, la difficile congiuntura economica “ha colpito alla pari italiani e migranti, mentre in Spagna l’impatto è stato più forte sugli immigrati, perché l’economia del Paese è più basata sul mattone”, ovvero sugli investimenti immobiliari.
Le rimesse dei migranti restano un volano eccezionale per le economie locali e “un flusso finanziario molto elastico, che soffre meno di altri gli shock provocati dalla crisi”: se hanno subìto una brusca frenata nel 2009, “in Honduras rappresentano il 20% del Prodotto interno lordo; in Ecuador circa il 45% delle rimesse proviene dalla Spagna, il 7% dall’Italia”, ha sottolineato il direttore del Cespi, notando che nel caso del Perù le somme inviate dai migranti provengono “nel 41% dei casi dagli Stati Uniti, nel 15% dalla Spagna, nel 6% dall’Italia”. Sul sito www.mandasoldiacasa.it “confrontiamo i costi delle rimesse attraverso i diversi operatori, analizzando 12 corridoi d’invio (dalle banche alle società di moneytrasfer, in testa al grande business). Chiediamo di ridurre del 5% in 5 anni i costi d’invio – ha detto Rhi-Sausi -. In futuro aumenteranno i numeri di operatori: il caso di Banco Posta è ben riuscito, ancora non è una banca universale ma sta per diventarlo, e rappresenta il sistema che raccoglie più correntisti immigrati in Italia; il loro impegno è di ridurre i tempi d’invio da 48 ore a 24, dimezzando anche i costi”.
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