Le nuove sfide della fede all’incontro di Migrantes
di Alessandro Cristianio
Immigrati e integrazione: un sacerdote al campo nomadi
Così in 7 città del Nord. La Diocesi albese seguirà il cammino già sperimentato in diverse realtà cittadine del Nord Italia, tentando di gettare un ponte tra la comunità cattolica e quella nomade.
don Paolo Rocca (a sinistra), tra i promotori dell’incontro di Migrantes
ALBA – La realtà italiana come una grande famiglia umana, dove la concretizzazione della democrazia passa per il riconoscimento delle minoranze, dei migranti e di Dio nell’altro. Questo in sintesi il messaggio che lo scorso lunedì, 17 gennaio, ha fatto da filo conduttore per l’incontro indetto dalla fondazione Migrantes nella sala diocesana di via Mandelli.
Tema portante della serata la religione, ma anche il caso emblematico dell’Italia, che con 5 milioni di immigrati e uno dei paesi con la maggiore pressione migratoria d’ Europa. In questo contesto cambiano il mondo del lavoro, della scuola, della città, della famiglia, e anche la comunità cattolica si è dovuta adeguare.
«Una maggiore apertura verso le esperienze religiose di chi cerca fortuna nel nostro paese — ha spiegato mons. Giancarlo Perego, direttore generale Migrantes — è sicuramente il passo fondamentale per una vera integrazione.
E importante da un lato aprirsi in senso ecumenico e interreligioso verso le altre confessioni, dall’altro verso i migranti cattolici bisogna incentivare una maggiore partecipazione nel tessuto della vita liturgica, dell’associazionismo, delle realtà parrocchiali per i ragazzi Bisogna educare ed educarsi all’incontro, costruirne i momenti ed evitare la paura che si genera spesso da ambo le parti».
Proprio di paura ha poi parlato Carla Osella, Direttrice dell’associazione Zingari Oggi, e da 40 anni impegnata nei campi nomadi, soprattutto a Torino « La realtà Rom e Sinti – ha spiegato – è un mondo che “spaventa” per che si basa su una concezione orientale della vita e della famiglia, molto diversa della nostra e quindi difficile da comprendere. Per quèsto tutti i tentativi fatti finora per arginare il problema sono falliti. Allontanarli significa solo farli trasferire da un quartiere a un altro.
Il lavoro, la scolarizzazione e la cittadinanza sono forse gli obiettivi principali su cui lavorare: queste persone non hanno alcuna possibilità di ottenere dei documenti, e quindi di entrare nel circuito della legalità, nel mondo del lavoro, di portare i figli a scuola, gli sono vietati sia il nomadismo che la stabilità. Senza queste premesse non si integreranno mai, ne impareranno a vivere con noi senza diffidenza».
Proprio in questo contesto è intervenuto il vescovo Giacomo Lanzetti, dichiarando che presto Alba sarà tra le uniche sette città del nord d’Italia ad avere un sacerdote nel proprio campo nomadi. Si tratta di Don Paolo Corino, viceparroco a Piana Biglini, che presto andrà a vivere a fianco di rom e sinti in una roulotte, cercando di conoscere, capire e aiutare la comunità per favorirne l’integrazione.