Milano: meno malavita nel quartiere San Siro. “Merito anche della crescente presenza straniera”
Fonte: www.redattoresociale.it/
Tina Motta (Cisl): “I migranti abitano i cortili e le piazze. Hanno portato una forte socialità nel quartiere che ha impedito la conquista del territorio da parte della malavita”. Ma restano gravi problemi sociali e molta povertà
MILANO – Nel quartiere San Siro, storica area di edilizia residenziale pubblica forte di 6mila alloggi, la crescente presenza di famiglie immigrate e dei loro figli ha contribuito ad arrestare l’infiltrazione della malavita nel quartiere. Lo spiega Tina Motta, da trent’anni referente Cisl nel quartiere: “I migranti abitano i cortili e le piazze. Hanno portato una forte socialità che ha impedito la conquista del territorio da parte della malavita” come invece è avvenuto in altre zone della città. “Inoltre stranieri e italiani stanno dando vita, in maniera spontanea, a una splendida esperienza di buon vicinato”.
Per capire la genesi di questa realtà occorre fare un passo indietro di 20-30 anni, quando San Siro era un quartiere “borderline” in cui erano in atto forti tentativi di infiltrazione da parte della criminalità organizzata. Era abitato prevalentemente da donne sole e anziani, il reddito medio era bassissimo e alta la percentuale di persone sofferenti di disagi psichici. “Un tessuto sociale che non poteva contrastare la malavita”, commenta Tina Motta. Inoltre i palazzi erano molto degradati, al punto che gli italiani cui venivano assegnate le case le rifiutavano. In questo scenario ebbe inizio l’arrivo massiccio degli immigrati nel quartiere. “Con il passare del tempo ci siamo resi conto che i bambini avevano ripreso a giocare nei cortili -spiega Tina Motta-. Le piazze e le strade vengono vissute dalla gente”. Lo dimostra il fatto che il tasso dei piccoli reati come gli scippi sia più basso rispetto al resto della città. Inoltre, grazie all’esperienza del Laboratorio di quartiere (promossa dai Contratti di quartiere) hanno preso vita numerose nuove associazioni che si sommano a quelle storiche.
“Questo non vuol dire che sia tutto rose e fiori”, puntualizza Tina Motta. Nel quartiere infatti persistono gravi problemi sociali e c’è moltissima povertà. “Molti degli stranieri che vivono qui lavoravano in nero -spiega-. La crisi ha colpito soprattutto loro”.