“Italiani e stranieri al lavoro”: Brescia contro le discriminazioni
Fonte: www.redattoresociale.it
Un incontro organizzato dal Cirmib-Centro interuniversitario di ricerca sulle migrazioni delle università Cattolica e Statale di Brescia. Nell’occasione presentato l’annuario 2010 del Centro, intitolato “Immigrazione e contesti locali”
MILANO – Fornire strumenti per superare paure e discriminazioni: è l’obiettivo di “Italiani e stranieri al lavoro”, un incontro pubblico organizzato oggi pomeriggio dal Cirmib-Centro interuniversitario di ricerca sulle migrazioni delle università Cattolica e Statale di Brescia, presso la sede bresciana della Cattolica. Nell’occasione è stato presentato l’annuario 2010 del Centro, intitolato “Immigrazione e contesti locali”.
“Il lavoro di quest’anno è dedicato alle questioni della protezione e dell’accompagnamento di richiedenti asilo e rifugiati e all’approfondimento di come le istituzioni funzionano nei confronti dei cittadini stranieri -dice la direttrice del centro, Elena Besozzi-. C’è anche un contributo sul funzionamento dell’agenzia delle entrate e sulla gestione economica e lavorativa degli immigrati”. Altra attenzione dell’annuario è quella attorno alla crescente discriminazione verso le persone con cittadinanza non italiana e all’analisi delle politiche locali, in particolare dei provvedimenti del comune di Brescia e dei comuni limitrofi, che in qualche caso si sono mostrate discriminatorie e sanzionatorie. “Il seminario di oggi, oltre a servire per presentare l’annuario, vuole essere l’occasione per guardare avanti e dire non solo ciò che non va, come gli aspetti problematici dell’incontro tra autoctoni e stranieri, ma cercare di far emergere strategie positive e vincenti che consentano di pensare a un dialogo possibile”, continua Besozzi.
L’obiettivo del centro è il monitoraggio e lo studio delle immigrazioni nel territorio di Brescia e provincia, con i dati della presenza e l’analisi delle caratteristiche della popolazione immigrata, che studiano di volta in volta vari aspetti: la questione lavorativa e abitativa, ma anche quella della salute, della scuola e della formazione. Da tre anni, l’annuario presenta la situazione dei dati forniti dall’Orim (osservatorio regionale sull’integrazione e la multietnicità) confrontati con quelli del ministero dell’Interno e della Caritas. Si fa un rapporto sulla situazione statistica della presenza degli immigrati, integrandolo con altre due parti: spunti di riflessione e dati di ricerca. “L’Annuario è un contributo di restituzione alla cittadinanza e un lavoro conoscitivo che aiuta le istituzioni a impostare le loro azioni a ragion veduta”, spiega Besozzi.
La tavola rotonda di oggi vuole proporre strumenti per superare le paure e le discriminazioni, a volte un po’ connaturate a noi stessi: siamo in momento molto delicato, a Lampedusa ci sono 5 mila immigrati, quando il Cie dell’isola potrebbe ospitarne appena 850. “Abbiamo il panico da invasione -prosegue Besozzi-: per questo è necessario governare in modo diverso dalla reattività. “A Brescia e provincia vivono 185mila immigrati (dato 2009). Dopo Milano, è la seconda provincia in Lombardia per presenza straniera: 156mila residenti, 9mila non residenti regolari e, secondo le stime, 19.700 irregolari -continua Besozzi-. L’irregolarità ha avuto andamenti altalenanti legati alle sanatorie ed è tornata a salire per la gestione delle sanatorie e della ‘messa in regola’ degli stranieri. A Brescia c’è una dominanza di immigrati uomini, con età media sui 33-35 anni, disposti a lavorare tanto nell’edilizia che nell’industria pesante o nell’agricoltura”; Brescia, infatti, offre una buona situazione economica, ancora attraente dal punto di vista del lavoro.
“Qui prevale la religione musulmana, a cui appartengono il 53% dei migranti, rispetto al 40% della media lombarda -prosegue Besozzi-. Tra gli stranieri di Brescia ci sono un po’ meno laureati rispetto alla media degli stranieri in Lombardia -continua Besozzi-: quasi la metà (il 47%) ha però un diploma. Malgrado la crisi, il lavoro ha invece una buona tenuta, anche se la disoccupazione è passata dall’8 al 12 per cento. Riguardo ai processi di discriminazione, le azioni e le politiche locali sono ampiamente contrastate anche perché è nato l’Osservatorio antidisciminazione presso la fondazione Piccini (fondazionepiccini.org), che ha assunto l’incarico di accompagnare i processi di contenimento di queste azioni discriminanti”. Info: http://centridiricerca.unicatt.it/cirmib.