Inseriti e poco trasgressivi: così si sentono i giovani di seconda generazione
Fonte: www.redattoresociale.it
Hanno amici, navigano sul web e amano vestirsi alla moda, ma non fanno abuso di alcolici o stupefacenti e non saltano la scuola; di rado rincasano molto tardi. Tuttavia, i giovani immigrati non sono molto ottimisti. Ricerca della Fondazione Silvano Andolf
ROMA – Si sentono inseriti nel tessuto sociale e risultano poco trasgressivi gli adolescenti stranieri di seconda generazione: hanno amici e il cellulare, navigano sul web e amano vestirsi secondo i trend della moda, ma non vanno in discoteca né fanno abuso di sostanze alcoliche o stupefacenti, non fumano e non saltano la scuola; di rado rincasano molto tardi. Tuttavia, i giovani immigrati non sono molto ottimisti: ben il 76,7% pensa di non avere alcuna possibilità di cambiare il mondo, anche se il 54,8% si impegna nel sociale, motivato ad aiutare gli altri e a migliorare la società in cui vive riferendosi, nel 18% dei casi, ai fenomeni di razzismo e discriminazione. È la fotografia scattata dalla ricerca “Le seconde generazioni e il problema dell’identità culturale: conflitto culturale o generazionale?”, presentata stamattina al Cnel e curata dalla Fondazione Silvano Andolfi.
Voluto dallo stesso Cnel – in particolare, dall’Organismo nazionale di Coordinamento per le politiche d’integrazione sociale degli stranieri -, lo studio evidenzia che i ragazzi stranieri che vivono nel nostro Paese “si riconoscono nella nostra società molto più dei loro coetanei italiani e credono che la famiglia sia una risorsa per l’integrazione”. L’indagine si è basata su un campione di 751 adolescenti, di età compresa tra i 15 e i 19 anni, di cui 414 di origine straniera e 337 di origine italiana (gruppo di controllo), reclutati all’interno delle scuole superiori.
La maggioranza del campione (90%) è arrivato in Italia nella primissima infanzia dall’Europa dell’Est (29,3%), dal Nord Africa (27,8%) e dall’Asia (24,7%) ed è in prevalenza di religione islamica (44,2%). Gli adolescenti immigrati appartengono a famiglie più numerose rispetto a quelle dei coetanei italiani, in cui la madre è nella maggior parte dei casi casalinga (38,9%) o lavora come collaboratrice domestica/badante (29,2%), mentre il padre è operaio (40,1%).
Buona parte dei ragazzi interpellati (64,5%) ritiene che la propria famiglia sia una risorsa per l’integrazione e nel 70% dei casi tutti i componenti parlano italiano anche in casa. E le seconde generazioni dichiarano di sentirsi vicine allo stile di vita italiano (79%), mentre i tre quarti del campione ritiene che la propria famiglia sia bene integrata in Italia, dove la società non è poi così diversa dalla sua. Gli italiani, invece, ritengono più degli stranieri che le proprie famiglie disprezzino la nostra società e sentono di non somigliarle.
Infine, i giovani immigrati non hanno grandi difficoltà scolastiche, né problemi di integrazione con compagni e insegnanti, ma allo stesso tempo nemmeno molta voglia di studiare. Quali sono i loro sogni? Aiutare economicamente la loro famiglia di origine (64,5%) e trovare un lavoro stabile e sicuro (63,4%), andare a vivere all’estero (44,6%) e frequentare l’università (40,1%).