In Sicilia 150 mila migranti, 30 mila occupati irregolarmente. Anolf: “Serve un segretariato sociale”
Fonte: www.redattoresociale.it
L’analisi della Cisl, che ieri pomeriggio ha tenuto la conferenza regionale. Chiesta la riforma del sistema di protezione sociale regionale e il via alla medicina del territorio per far fronte, al di là dell’emergenza, alla domanda di salute dei migranti
PALERMO – La popolazione immigrata, in Sicilia, conta 150 mila persone. Di esse, 30 mila sono “occupati irregolarmente, privi di contratto di lavoro e tutele previdenziali e assistenziali”. Lavorano soprattutto in agricoltura, nell’edilizia, nel commercio e nel turismo: specialmente, nel ragusano, nel siracusano e nelle province di Catania ed Enna.
Poi, ci sono le 22 mila famiglie in cui operano colf e badanti che, per l’80%, sono immigrati. “Proponiamo al governo regionale – insiste la Cisl attraverso l’Anolf – di istituire un segretariato sociale che fornisca consulenza e assistenza a questa gente, evitando che finisca stritolata dal malaffare”.
I dati sono stati resi noti dalla Cisl Sicilia, nel corso della conferenza regionale sui migranti svoltasi ieri pomeriggio a Palermo, nella Sala Gialla di Palazzo dei Normanni. Argomento centrale dell’incontro sono stati anche i diritti umani e i diritti di cittadinanza degli immigrati presenti nell’Isola e le politiche per l’emergenza e quelle più a lungo termine, “capaci di coniugare accoglienza e sicurezza e diritti e tutele con doveri e responsabilità”.
La riforma del sistema di protezione sociale regionale per dare “giusta rilevanza” alla questione dei migranti e il via alla medicina del territorio per far fronte, al di là dell’emergenza, anche alla domanda di salute dei migranti, sono anche le altre richieste avanzate dalla Cisl Sicilia.
Tra i presenti ha preso la parola anche Munder Mohamed, un giovane libico di Bendasi, dottorando di ricerca all’università di Palermo in matematica a proposito della situazione attuale della Libia.
“Credo che la resistenza libica ce la farà – dice -. Perché dopo 40 anni di silenzi e sofferenze, è tutto il popolo che ha alzato finalmente la voce”.
La sua famiglia, ha raccontato, è stata falcidiata dagli aguzzini di Gheddafi nella repressione del 1996, che tacitò nel sangue il dissenso di 1.266 persone. Il giovane libico è uno dei 6.100 migranti di 33 nazionalità, che la Cisl associa, in Sicilia, nell’Anolf, l’associazione oltre le frontiere.
I lavori della conferenza sono stati introdotti da Maurizio Bernava, segretario della Cisl Sicilia.
“Riteniamo che all’improvvisazione e all’approssimazione con cui il fenomeno dei flussi migratori è stato gestito in queste settimane – afferma Maurizio Bernava -, debba subentrare una strategia che metta assieme accoglienza, integrazione, lotta al lavoro nero e interventi per la cooperazione e lo sviluppo dei paesi del Maghreb”.
Anche per questo la Cisl lancia l’idea di “un piano Marshall finanziato da Ue e Onu, per favorire lo sviluppo democratico del Nord-Africa”.
“Occorre uscire dalla logica emergenziale per una politica dell’accoglienza e della piena integrazione degli immigrati che vedano protagonisti l’Europa e tutto il Mediterraneo. Fondamentale che si creino, qui e ora – sostiene Liliana Ocmin della segreteria confederale nazionale Cisl -, le condizioni per una società dell’accoglienza sostenibile”.
“Dobbiamo partire dal principio che i migranti non devono essere considerati un problema ma un’occasione di sviluppo per il nostro Paese – afferma l’assessore al regionale alle attività sociali, Andrea Piraino -. Pertanto dobbiamo creare le condizioni giuridiche e istituzionali perché questo principio possa essere chiaro e definitivo. Per quanto ci riguarda faremo la nostra parte avendo accanto sia lo Stato che l’Europa nei rispettivi ruoli che li competono”.
“L’emergenza la si è voluta creare perché un Paese civile di 60 milioni di abitanti non può confondersi per un flusso di poche migliaia di migranti – ha detto Pietro Busetta, assessore alla programmazione economica del comune di Lampedusa -. Il problema non c’è perché gli immigrati sono l’opportunità di crescita dell’Italia. Se non ci fossero dovremmo andarli a prendere con i barconi perché rappresentano una forza lavoro non indifferente. Pertanto occorre accoglierli, controllando i flussi, per distribuirli in maniera equilibrata in tutto il Paese che ne ha estremo bisogno”.