i fraintendimenti sulla laicità
di Elisa Ferrero
Cari amici e amiche,
l’eco della notizia dello storico accordo tra Hamas e Fath, che dovrebbe ricondurre all’unità palestinese, non si è ancora spento in Egitto, dove tuttavia le opinioni non sono unanimi in proposito, sia sulle ragioni di tale accordo, sia sul suo futuro. Moltissime persone l’hanno saluto come un grande successo del nuovo corso della politica estera post-rivoluzionaria. “Rimossi Mubarak e Omar Suleyman le cose si sono aggiustate in poche ore di trattative” – è uno dei commenti più frequenti. Per altri invece, la politica estera dell’Egitto non c’entra nulla. Il vero motivo che avrebbe spinto le due fazioni palestinesi a trovare finalmente un accordo sarebbe piuttosto la paura di dover fronteggiare sommovimenti popolari simili a quelli che scuotono, o hanno scosso, altri paesi arabi. I segni di qualcosa del genere ci sono già stati. Infine, c’è chi dice che è troppo presto per cantare vittoria. Un accordo del genere era già stato raggiunto nel 2007 e poi era saltato dopo pochi mesi. Il problema, semmai, è mantenerlo l’accordo. Comunque, per quanto riguarda gli egiziani, loro almeno sono contenti di aver mutato il proprio atteggiamento in politica estera. La notizia di oggi che l’Egitto intende aprire il valico di Rafah ha ulteriormente rallegrato gli animi.
In occasione del venerdì rivoluzionario arabo, oggi ci sono state diverse manifestazioni incrociate in Egitto. In piazza Tahrir, alcuni manifestanti hanno voluto esprimere la propria solidarietà a tutte le rivolte arabe in corso, mentre altri dimostranti si sono radunati sotto le rappresentanze diplomatiche israeliane per chiederne la chiusura. Ma la manifestazione che ha dominato la scena, nel centro del Cairo, è stata quella dei salafiti, svoltasi pacificamente. Due le loro richieste: le dimissioni del mufti della repubblica Ali Gomaa e la liberazione di Kamilia Shehata, la donna che, secondo loro, la chiesa copta terrebbe prigioniera in qualche monastero, in seguito alla sua conversione all’islam.
I Fratelli Musulmani, invece, sono stati impegnati sul fronte interno. Si è tenuta oggi la riunione della Shura per discutere della relazione che ci dovrà essere tra il movimento e il partito Libertà e Giustizia. Tuttavia, altri credono che sarà anche l’occasione per riaffermare il ruolo stesso della Shura, la quale dovrebbe agire da organo di controllo della Guida Suprema. E poi ci sono le istanze di riforma, alle quali ha persino fatto riferimento al-Qaradawi, invitando i Fratelli Musulmani a coinvolgere maggiormente le donne e i giovani nella leadership. La critica di al-Qaradawi, tuttavia, è stata anche accompagnata da un grande elogio nei loro confronti. Lo shaykh ritiene che la Fratellanza Musulmana sia la migliore organizzazione islamica esistente, quella che comprende più correttamente l’islam. Beh, del resto si sa che al-Qaradawi è molto vicino ai Fratelli Musulmani, anche se ufficialmente non ne fa parte. Per fortuna che nell’islam non esiste un’autorità assoluta e nessuno può arrogarsi il diritto di parlare in suo nome.
E a proposito di islam e del dibattito sulla laicità dello stato, vi propongo in allegato un articolo del noto intellettuale musulmano Fahmi Huwaidi. Credo che sia interessante seguire il suo ragionamento, per capire come pensa – ancor più di cosa pensa – un intellettuale di questo tipo. E’ utile per identificare dove si nascondono i frequenti fraintendimenti nei quali si incorre, quando si parla di questi temi con esponenti del mondo musulmano. Spesso sono fraintendimenti relativi al linguaggio. La prima difficoltà che ho incontrato nella traduzione, infatti, è stata la scelta per tradurre la parola madani. Letteralmente significherebbe “civile”, tuttavia, nel contesto in cui è utilizzato, forse sarebbe meglio tradurla con “laico”, per renderla più comprensibile alla sensibilità occidentale. Ma l’esatto equivalente della parola “laicità” in arabo è usata in fondo all’articolo con un’accezione negativa. Magari avrei potuto sostituire quest’ultima con “laicismo”, tanto per rendere il discorso più familiare a noi e usare “laico” per tradurre madani. Avrei anche potuto usare il termine “secolare” al posto di “civile”, ma così si perdeva il gioco di parole tra madani-civile e madani-medinese, spiegato nell’articolo. Alla fine, con molte perplessità, ho optato per “civile”, il significato più letterale, e ho lasciato il termine “laicità” al suo posto, con il senso negativo che il mondo arabo-musulmano gli attribuisce. Insomma, questo è solo un piccolo esempio delle tante difficoltà che si incontrano nel dialogo interculturale…
sabato , Aprile 30, 2011
il consiglio della Shura dei Fratelli Musulmani, il primo dopo sedici anni, si è concluso oggi con una conferenza stampa. Il consiglio si è tenuto a porte chiuse, come voluto dal movimento. Si è discusso del nuovo partito, Libertà e Giustizia, e si è dato l’annuncio dei nomi che andranno a costituirne la leadership. Il presidente sarà Mohammed Mursy, considerato uno dei leader della corrente riformista all’interno della Fratellanza e già membro del Consiglio della Guida. Il vice presidente sarà invece Essam el-Erian, mentre il segretario generale sarà Saad el-Katatny. I primi commenti su queste nomine da parte dei giovani dei Fratelli Musulmani sembrano essere negativi, ma ci sarà tempo per approfondire. Intanto, è anche stata annunciata l’intenzione del nuovo partito di concorrere per il 45-50% dei posti in Parlamento alle prossime elezioni legislative. Questa percentuale è più del doppio di quella dichiarata nei giorni immediatamente successivi alla caduta di Mubarak. Evidentemente, i Fratelli Musulmani si sono rifatti i loro conti, soprattutto dopo la vittoria del sì al referendum sugli emendamenti costituzionali.
Ma chi pensa che siano solo i “religiosi” a muoversi si sbaglia. Tutta la società è in movimento per organizzarsi, mettemdo ordine nel magma di forze, partiti e movimenti che hanno partecipato alla rivoluzione e non. La società laica non è immobile, anche se se ne parla di meno. Infatti, è in corso un’iniziativa importante, della quale sono venuta a conoscenza grazie agli amici di Tawasul, fortemente coinvolti nel sostenerla. E’ un’iniziativa che si ripropone di riunire tutte le forze civili e laiche, del paese e della rivoluzione, a formare un fronte comune di ispirazione liberale, il più allargato possibile. Si tratta, appunto, della creazione di un’Assemblea Nazionale, dal sottotitolo “Pane, libertà e giustizia sociale”.
L’obiettivo dell’Assemblea è quello di difendere i risultati raggiunti dalla rivoluzione e portarli a compimento. L’invito a partecipare all’Assemblea, pubblicato sul sito dedicato all’iniziativa, definisce meglio questi obiettivi: porre le basi della prossima Costituzione, studiare i modi di promuovere lo sviluppo e la giustizia sociale, creare una lista unificata per le prossime elezioni legislative, che riunisca tutte le forze civile e indipendenti del paese con un ampio consenso, e infine costituire in dettaglio l’Assemblea Nazionale, da affiancare al governo transitorio e al Supremo Consiglio delle Forze Armate.
Il 3 aprile scorso si è già tenuto un incontro del comitato organizzativo per preparare la prima seduta dell’Assemblea, che si svolgerà il 7 maggio. A questo incontro preparatorio erano state invitate 72 persone, 62 delle quali hanno presenziato alla riunione. Tra loro c’erano esponenti di vari partiti e movimenti di opposizione (Tagammu, Partito Socialista, movimento 6 aprile, al-Gabha, al-Karama, al-Ghad, Fronte Democratico, Associazione per il Cambiamento), personalità indipendenti e rappresentanti di contadini, lavoratori, feriti della rivoluzione, beduini del Sinai e, naturalmente, i giovani della rivoluzione. In seguito a questo incontro preparatorio è stato diramato un invito generale a partecipare all’Assemblea del 7 maggio.
E’ interessante considerare i requisiti per essere ammessi all’Assemblea: credere nell’uguaglianza di tutti i cittadini egiziani, sostenere gli obiettivi e i principi della rivoluzione del 25 gennaio, non aver contribuito alla corruzione politica e pubblica dell’era Mubarak, distinguersi per qualche attività in ambito politico o sociale, credere nel bene collettivo. Queste le basi minime per costruire una grande alleanza civile da oppore alla proposta dei Fratelli Musulmani. Il resto si discuterà il 7 maggio.
Il programma del 7 maggio include solo tre punti fondamentali, da discutere in tre sessioni separate: la nuova Costituzione, l’economia e la giustizia sociale, l’Assemblea Nazionale stessa. Significativamente, ad aprire ogni sessione sarà l’intervento dei giovani della rivoluzione, ai quali è data la precedenza. Seguono l’intervento di un esperto in materia (Tahani al-Jibaly per la Costituzione e Abdel Walid Farouq per l’economia) e una discussione allargata a tutta l’Assemblea. Sarà un evento interessante da seguire. Pare che i partecipanti saranno circa tremila. I Fratelli Musulmani non ci saranno, anche se l’invito è stato esteso anche a loro.
Un’altra iniziativa interessante della società civile egiziana è la delegazione diplomatica popolare recatasi in Etiopia in questi giorni (vedi foto allegata). Tra loro ci sono politici, giovani della rivoluzione, giornalisti, giudici, personalità note, candidati alla Presidenza, ecc. ecc. La delegazione, accolta dall’ambasciata egiziana, dovrà incontrare il primo ministro Etiope e, naturalmente, l’oggetto al centro della discussione sarà la delicata questione delle acque del Nilo. Tuttavia, si sta tentando di dare un nuovo corso alle trattative anche in questo caso, come già successo con l’Iran e i palestinesi. La delegazione, infatti, ha affermato che “l’era dell’ostinazione”, che aveva contraddistinto il lungo governo di Mubarak, è finita, aggiungendo di non essere giunta fino in Etiopia per parlare di dighe o dei diritti storici dell’Egitto sul Nilo, bensì per parlare di diritti umani, uguali per tutti, riguardo a acqua, cibo ed elettricità. La delegazione ha dichiarato di credere nella giustizia sociale, per sé e per gli altri.
Poi, ci sono tante minoranze – non solo i copti – che si muovono per reclamare finalmente i propri diritti. Tra loro, ad esempio, ci sono i berberi che vivono nell’oasi di Siwa, al confine con la Libia. Non sono numerosi (10 tribù per un totale di circa 25000 persone), ma contribuiscono anche loro alla grande ricchezza culturale dell’Egitto, da preservare in tutti i suoi aspetti. Seguendo le orme dei Nubiani – che si sono già fatti avanti – i berberi chiedono di essere rappresentati nel dialogo nazionale in corso. Lamentano, infatti, numerosi problemi, soprattutto la mancanza di servizi basilari come fogne e ospedali. Alcuni villaggi dell’oasi non hanno nemmeno il telefono e sono completamente isolati. Penso che l’ascolto e la visibilità di queste minoranze “minori, se mi consentite il termine, sia fondamentale per non appiattire il discorso interno egiziano sull’eterna dialettica tra musulmani e copti, o tra Fratelli Musulmani e liberali. In fondo, sarà anche dal rispetto dei diritti di queste minoranze meno note che si potrà misurare il grado di democrazia raggiunto in Egitto.
Un caro saluto a tutti,
Elisa
p.s: per chi è interessato, in occasione del 1 maggio vi segnalo qui sotto due articoli in inglese sul ruolo dei sindacati in Egitto e su come si stanno riorganizzando.
http://www.almasryalyoum.com/en/node/417116
http://www.almasryalyoum.com/en/node/418296
Un caro saluto a tutti,
Elisa