Assistenza familiare, gli immigrati fanno risparmiare 6 miliardi
Fonte: www.redattoresociale.it
Rapporto Inps-Caritas. Stima del ministero del Lavoro. Servizi sociali carenti e bisogno di aiuto delle donne italiane sono le ragioni per cui si assume. Caritas Migrantes: “Integrare il welfare, non sostituirlo”
ROMA – Per numero di addetti al settore dell’assistenza familiare, la Lombardia e il Lazio spiccano su tutte le altre le regioni, avvicinandosi al tetto delle 100 mila unità (rispettivamente 87mila, di cui 50mila a Milano, e 95mila, di cui 86mila solo nell’area romana). Assumono più collaboratrici domestiche e familiari straniere le regioni in cui sono più carenti i servizi pubblici (in particolare per l’assistenza agli anziani o ai bambini) o quelle in cui le donne italiane hanno maggiormente bisogno di aiuto, per la complessità della vita cittadina e l’allentarsi delle reti parentali e amicali di sostegno. “Non è un caso – commentano i curatori – che questa forma di ‘welfare informale/leggero’ abbia preso piede per la sua funzionalità alle esigenze di emancipazione delle donne italiane, sulle cui spalle grava per i tre quarti il lavoro che la famiglia comporta (Istat), senza sostanziali cambiamenti nella ripartizione dei ruoli rispetto al passato e senza un’adeguata assistenza a livello pubblico”.
Risparmio pubblico. È stato calcolato (Irs, 2009) che le famiglie italiane per pagare gli addetti al lavoro di cura spendono più di 9 miliardi di euro l’anno (pari al 7% della spesa sanitaria delle Regioni), consentendo un risparmio pubblico per mancate prestazioni assistenziali quantificato dal ministero del Lavoro in 6 miliardi di euro nel 2007.
Integrare il welfare, non sostituirlo. I “fattori strutturali in gioco” portano a pensare che anche nel futuro questo comparto lavorativo avrà un grande peso. Secondo dati Istat (2004), ripresi dal ministero del Lavoro e delle politiche Sociali nel Rapporto 2010 sulla non autosufficienza, sono almeno 2,6 milioni le persone non autosufficienti che vivono in famiglia, pari al 4,8% della popolazione, in massima parte anziani (2 milioni): è importante tenere conto, in un contesto di crescente invecchiamento della popolazione, che la disabilità incide per il 9,7% tra la fascia di età di 70-74 anni, per il 17,8% tra la fascia di 75-79 anni e per ben il 44,5% tra gli ultraottantenni. È stato stimato (Censis e Fondazione Serono) che attualmente siano 4,1 milioni le persone disabili in Italia. Quindi, “il modello di assistenza familiare imperniato sull’inserimento delle donne immigrate è in grado di operare ancora con validità, ma – avvertono gli autori del Rapporto – è necessario un intervento organico che lo integri con i servizi socio-sanitari a livello territoriale (rispetto ai quali attualmente gioca un ruolo spesso più sostitutivo che integrativo); vanno previsti maggiori sgravi fiscali, va reso più flessibile l’incontro tra domanda e offerta e vanno definiti meglio i profili professionali, assicurando la dovuta formazione e il riconoscimento delle qualifiche acquisite”.