Said, il venditore di accendini cittadino italiano 20 anni dopo
fonte: torino.repubblica.it
Il popolare personaggio del centro ha ricevuto ieri il documento dalla consigliera comunale Lucia Centillo. Tra i presenti, la moglie e la figlia, arrivate due settimane fa dal Marocco: “Sono stato amico di tutti i sindaci, ma di Carpanini ho il ricordo migliore: era un uomo meraviglioso”
di SARA STRIPPOLI
Said Kabiri
CHI a Torino non conosce Said? Chi non si è fermato a fare due chiacchiere con il ragazzino dalla faccia paffuta e gli occhi lucenti e scurissimi venuto dal Marocco quando aveva solo 14 anni? Quello che pochi mesi dopo il suo arrivo già ti salutava con un piemontesissimo “Cerea, bella cita, a cata cheicòs?”. Ieri la vita di Said è cambiata: dopo vent’anni vissuti a Torino, è diventato cittadino italiano e adesso va in giro in centro a vendere i suoi braccialetti raccontando di essere l’uomo più felice del mondo.La cerimonia si è svolta ieri pomeriggio in via Giulio e lui è arrivato elegante con tutta la sua famiglia: la moglie Khabja e la piccola Kautar di 5 anni, che non parla una parola di italiano. Tutte e due emozionate quasi fosse un matrimonio. Quando la consigliera Lucia Centillo gli ha consegnato il documento di cittadinanza nella sala di via Giulio dopo aver letto in suo onore una poesia del Marocco, attorno a lui c’erano amici italiani e marocchini, avvocati e qualche professore. C’era anche il fratello più giovane che ha 22 anni e studia al Politecnico. Forse anche Said avrebbe potuto studiare, ma ha preferito continuare a vendere sciarpe e braccialetti di filo colorato: “Qualcuno doveva pur pensare alla famiglia. Lui studia e io lavoro, va bene così”. Se fosse ancora vivo, ieri in via Giulio sarebbe comparso anche Domenico Carpanini, che di Said era diventato amico dopo averlo aiutato con una multa che i vigili gli avevano appioppato per la sua attività di ambulante abusivo: “Carpanini era un uomo meraviglioso. Io adesso ho la licenza e sono a posto. E i sindaci li conosco tutti: Castellani, con Chiamparino parliamo spesso. Fassino lo conosco meno, è qui da poco”.
Il ragazzino Said Kabiri (ma il suo cognome non lo conosce nessuno) è ora un uomo di 34 anni e la sua faccia è diventata uno dei volti di Torino: “Una città splendida. Qui ho avuto solo bene”. Da due settimane, Khabja e Kautar vivono con lui, si sono trasferite definitivamente in Italia. La sua prima casa è stata un alloggio minuscolo sotto la Mole, condiviso con il fratello maggiore, il primo a fare il viaggio verso l’Italia. Ha lavorato ad Alba come aiutante meccanico, poi il contratto è scaduto ed è tornato a Torino. Adesso lavora in una casa privata al mattino e gira per il centro con quello che chiama il “suo catalogo”, al pomeriggio. Lo ha fatto anche ieri, ma era raggiante: “Da cittadino italiano potrò fare molte più cose, magari trovo anche un altro lavoro”.