I test sottoposti ai migranti? “Inadeguati a valutare la conoscenza dell’italiano”
Fonte: www.redattoresociale.it
Per Arcangela Mastromarco, esperta di glotto-didattica, i 4.227 immigrati che non hanno superato l’esame di italiano “sono persone che potrebbero ottenere il permesso di soggiorno, ma non l’avranno solo perché non sanno scrivere nella nostra lingua”
MILANO – Non si da pace Arcangela Mastromarco, esperta di glotto-didattica e insegnante a Milano. Quei 4.227 immigrati che finora non sono riusciti a superare l’esame di italiano (vedi lancio precedente) “sono persone che hanno tutte le condizioni giuridiche per ottenere il permesso di soggiorno di lunga durata, ma non l’avranno solo perché non sanno scrivere nella nostra lingua, anche se magari la capiscono e la parlano discretamente”. Un danno non indifferente per lo straniero: l’ex carta di soggiorno dura infatti cinque anni, una specie di “liberazione” dalle file estenuanti nelle questure quando invece bisogna rinnovarlo ogni anno. “Il problema è che si tratta di un esame essenzialmente scritto, tranne che nel Lazio dove c’è anche una valutazione della comprensione orale”, aggiunge Mastromarco, che fa parte di un gruppo di studio milanese che sta valutando l’esito dei test ed è composto da insegnanti, operatori di Caritas Ambrosiana e del Centro Come e una mediatrice culturale cinese.
I test finora sottoposti ai migranti sono inadeguati a valutare la loro conoscenza dell’italiano. “Il decreto del Ministero dell’Interno (del 4 giugno 2010, che istituisce l’esame, ndr) non parla di conoscenza scritta -spiega Arcangela Mastromarco-. È il vademecum del Ministero dell’Istruzione che le da troppo peso”. Per gli immigrati che provengono da sistemi linguistici diversi da quello latino, come cinesi, cingalesi o arabi, un esame solo scritto rischia di essere uno scoglio invalicabile. A Milano la prova orale consiste nell’ascolto di un brano registrato, ma poi devo dare risposte scritte alle domande. Non c’è alcun colloquio tra commissione d’esame e candidato. “È vero che possono ripresentarsi quando vogliono, ma sarebbe necessario cambiare il test per dare loro una valutazione più complessiva o garantirgli una formazione che è invece inesistente”, afferma Arcangela Mastromarco.
Gli esami vengono sostenuti nei Ctp, i centri territoriali permanenti per la formazione. E ogni Ctp ha il compito di preparare il testo. Il rischio è che anche nella stessa città ci possano essere sedi più difficili delle altre. “Non è possibile che tutto dipenda dall’arbitrio dell’insegnante incaricata”, sottolinea Arcangela Mastromarco. (