Il 38% delle famiglie straniere vive sotto la soglia di povertà
Fonte: www.redattoresociale.it
I dati della Fondazione Leone Moressa: le famiglie italiane nella stessa condizione sono il 12,1%. Per gli stranieri reddito medio di 17,4 mila euro, ma le uscite sono superiori alle entrate, soprattutto per le rimesse
VENEZIA – Le famiglie straniere sotto la soglia di povertà tre volte di più rispetto alle famiglie italiane. Lo sottolinea la Fondazione Leone Moressa di Mestre, che ha diffuso oggi i dati di un’indagine che ha messo a confronto la struttura dei redditi, del consumo, del risparmio e dell’indebitamento delle famiglie straniere e italiane. Ne risulta che il 38% delle famiglie immigrate vive al di sotto della soglia di povertà, contro il 12,1% delle famiglie italiane. Le prime hanno un reddito medio di 17,4 mila euro e un consumo medio di 17, 7mila euro, quindi superiore alle entrate, soprattutto per l’impegno economico delle rimesse. Le seconde percepiscono mediamente 33 mila euro, per un consumo di 24 mila euro e un risparmio annuo di 8,8 mila euro. “Questi dati evidenziano una marginalità sociale da non sottovalutare – riflettono i ricercatori -. La crisi economica in atto, che ha dimostrato come gli stranieri siano stati l’anello debole del mercato del lavoro, rischia ora di privarli dell’unica fonte di reddito”.
Entrando nel dettaglio dell’indagine, il reddito netto delle famiglie straniere deriva per quasi il 90% da redditi da lavoro dipendente, per il 7,7% da lavoro autonomo e per il 6% da reddito da capitale. Le famiglie italiane invece fanno affidamento per un quarto del loro reddito su pensioni o altri trasferimenti (25,9%) e per il 21,7% su redditi da capitale, mentre il reddito da lavoro dipendente pesa per il 40%. Sul fronte dei consumi non si evidenziano molte differenze: la maggior parte è destinata a spese per beni non durevoli (94,9% per le famiglie straniere, 93,1% per quelle italiane) e il rimanente per la spesa di beni durevoli (5,1% per gli stranieri, 6,9% per gli italiani).
Una parte consistente del reddito degli stranieri è destinato all’affitto: solo l’11,3% è proprietario dell’immobile in cui vive. Quando riescono a mettere da parte qualcosa, le famiglie immigrate scelgono perlopiù i depositi bancari in conto corrente (79,6%), mentre sono rari gli investimenti in obbligazioni (1,3%) o in titoli di stato (0,1%). Maggior varietà si riscontra invece tra le famiglie italiane, anche se l’89,5% lascia comunque depositata parte dei propri soldi in conto corrente: nell’11,6% dei casi possiedono obbligazioni o quote di fondi comuni, nel 9,7% titoli di stato e in quasi il 20% investe in altre forme. I debiti invece vengono accesi soprattutto per l’acquisto di beni di consumo (15% delle famiglie straniere contro 13,2 delle italiane) o per comprare un immobile (11,2% per gli stranieri, 12,7% per gli italiani). (gig)