prove di elezioni in mezzo a un non tanto terribile silenzio (news n. 172) , (news n. 173)
di Elisa Ferrero
Cari amici e amiche,
non ha avuto il successo sperato il “venerdì del terribile silenzio”, in programma per oggi. Anzi, la partecipazione è stata davvero imbarazzante, attorno al migliaio o poco più. C’era più gente al funerale del primogenito di Nasser, deceduto ieri, al quale ha partecipato anche il feldmaresciallo Tantawi. Dunque, niente di significativo, oggi, dal fronte delle piazze.
Più interessante il fronte processi e quello politico. Ieri è giunta la condanna a dieci anni di prigione di Ahmed Ezz, magnate dell’acciaio, quella a quindici anni dell’ex Ministro del Commercio (in absentia, purtroppo) e quella a dieci anni del direttore dell’Authority per lo Sviluppo Industriale. La condanna è per corruzione, ovviamente. Mubarak, invece, durante il proprio processo, ha commentato, per la prima volta, le accuse rivolte contro di lui. Ha detto che non avrebbe potuto ordinare di sparare sui manifestanti, perché la Costituzione non dà tale potere al Presidente. Mah…
In ambito politico, si avvicinano – non si quanto velocemente – le elzioni parlamentari. In attesa di queste ultime, tuttavia, vi sono altre elezioni che attirano l’attenzione, non meno importanti, se si considera il fatto che potrebbero costituire una buona cartina di tornasole per i risultati di quelle parlamentari. Si tratta delle elezioni sindacali. Ieri, i Fratelli Musulmani hanno annunciato una schiacciante vittoria in quelle del sindacato degli insegnanti, anche se alcuni hanno contestato questa pretesa. La Fratellanza avrebbe infatti presentato candidati solo per il 40% dei posti e di questi ne avrebbe vinti 20%. I Fratelli avevano già ottenuto una vittoria a giugno, nelle elezioni del sindacato dei farmacisti. Per quanto riguarda, invece, le elezioni della commissione didattica dell’Università di Ayn Shams, i Fratelli Musulmani avrebbero conquistato solo un posto su 14, contro 10 ottenuti dalla corrente che sostiene l’indipendenza delle università. A ottobre, ci saranno le elezioni sindacali degli avvocati che saranno un test ulteriore.
E i salafiti, che oggi hanno anche organizzato una piccola marcia di centinaia di persone contro le leggi di emergenza, fondano il quarto partito: al-Islah. E’ un partito di giovani che, distinguendosi dagli altri, dice di fare riferimento ad al-Azhar.
La chiesa copta, invece, assiste a una piccola fuoriuscita di fedeli. Sono i membri del movimento chiamato “Il diritto di vivere”, che chiedono di poter divorziare e risposarsi mediante matrimonio civile (che non c’è, per ora, in Egitto). Papa Shenouda, alle loro proteste, aveva risposto dicendo che potevano sposarsi al di fuori della chiesa. Ma se il diritto familiare che regola matrimonio e divorzio dipende dalla religione e non c’è una legge civile, come fanno? La soluzione è la conversione all’islam, soluzione ingiusta per chi vuole preservare la propria fede. Comunque, i membri di questo movimento hanno deciso di abbandonare la chiesa-ortodossa restando cristiani. Non ho ben capito come risolveranno la questione del divorzio, tuttavia. Probabilmente, lasciando la chiesa, potranno fare appello alla sharia, che si applica in tutti i casi “ibridi”.
Nel frattempo, continua la crisi tra Tel Aviv e il Cairo. Il Primo Ministro Sharaf ha detto ieri che il trattato di Camp David non è un testo sacro e che, se le parti in causa lo riterranno opportuno per la pace, si può modificare. Tel Aviv non l’ha presa bene e ha convocato l’ambasciatore egiziano per informarlo che Camp David non è in discussione.
finalmente la data delle elezioni parlamentari (news n. 173)
la settimana – che in Egitto inizia la domenica – si è aperta con una “rivelazione” a lungo attesa: la data delle prossime elezioni parlamentari. L’annuncio è stato fatto ieri sera, con l’inizio dei lavori dell’Alta Commissione Elettorale. Ebbene, le elezioni per la Camera Bassa, l’Assemblea del Popolo, si terranno il 21 novembre, mentre quelle per la Camera Alta, la Shoura, si svolgeranno il 22 gennaio. Sarà un lunghissimo periodo di campagna elettorale, dunque. La cosa ironica, tuttavia, è che, nonostante le date siano ora stabilite, la legge elettorale è ancora in alto mare, così come la divisione del territorio in circoscrizioni elettorali. Entrambe le leggi, infatti, in seguito alle aspre critiche delle forze politiche, sono state rimesse in discussione. Proprio oggi, il Consiglio Militare sta tenendo una consultazione (o trattativa) tra le varie formazioni politiche del paese per decidere come emendarle. Due sono i punti più dibattuti: il sistema elettorale (che le forze politiche vogliono interamente di tipo proporzionale, mentre ora lo è solo al 50%) e l’eccessiva grandezza dei collegi elettorali che favorirebbe i gruppi più organizzati, in particolare i Fratelli Musulmani e l’ex partito di governo, il Partito Nazional Democratico.
In attesa di sapere l’esito di tale consultazione, il Movimento 6 Aprile si sta dando da fare per stilare liste di ex membri del PND che si ripresenteranno alle elezioni in nuovi partiti. Il tanto invocato bando degli ex PND dalla politica, per almeno cinque anni, non è stato effettuato, dunque non resta che boicottarli da sé. Ma sarà difficile. Gli ex PND presenteranno di certo dei candidati con relazioni tribali ramificate nel paese. Comunque, non si deve di certo rinunciare alla battaglia.
Ma la settimana si è anche aperta con la ripresa su grande scala degli scioperi. Ieri è iniziato quello degli insegnanti, proprio alla riapertura dell’anno scolastico. Oggi si tiene quello del trasporto pubblico e tanti altri ancora sono in programma. La novità è che ora i lavoratori si stanno organizzando meglio, coordinando le astensioni dal lavoro per ottenere un effetto maggiore. Questa è forse la fase due della rivoluzione, dopo il fallimento recente delle proteste di piazza in stile 25 gennaio? Può darsi. Anche i lavoratori, con questi scioperi, fanno interamente parte della rivoluzione egiziana, anche se quest’ultima è stata inizialmente innescata dalla classe media dei giovani di Facebook. Sono stati i lavoratori, in effetti, a dare il colpo di grazia al regime di Mubarak, tra l’8 e l’11 febbraio. Dunque, nulla di nuovo. La novità è piuttosto nella maggior coordinazione tra di loro. Le domande comuni sono un limite ai salari, minimo e massimo, e l’assunzione stabile dei lavoratori a tempo determinato, così come, in alcuni casi, la rimozione dei dirigenti ancora legati al vecchio regime.
Intanto proseguono processi e indagini. L’ex Ministro del Turismo, Zuheyr Garrana, è stato condannato a tre anni di galera per aver fornito licenze in campo turistico ad amici e conoscenti. Al processo di Mubarak, invece, la corte ha potuto finalmente visionare delle registrazioni video che dimostrano la presenza di cecchini al Ministero degli Interni mentre sparano sulla folla e il ritiro improvviso della polizia dalle strade, il giorno 28 gennaio. Era ora. Solo loro non li avevano ancora visti questi video…
Altre indagini prolungano invece la telenovela dell’affaire all’ambasciata israeliana (che comunque nasconde questioni più profonde). Sembra che testimoni e arrestati abbiano raccontato che una “personalità facoltosa”, della quale non è stato fatto il nome, avrebbe assoldato 150 baltagheya per attaccare l’ambasciata. Non si accerterà mai la verità, temo. Quel che sembra certo è il ritorno dei diplomatici israeliani al Cairo, forse già la prossima settimana. Potrebbe cambiare, tuttavia, la sede dell’ambasciata, che potrebbe essere trasferita in un posto isolato fuori città, più facile da difendere.
Un caro saluto a tutti,
Elisa
p.s: in foto, l’inizio della scuola.