Francia: 0,05 metri quadrati per pregare
di Lubna Ammoune
Da euronews si apprende che “È scattato in Francia il divieto di pregare in strada per oltre sei milioni di musulmani. Il ministero dell’Interno
Era necessaria una legge per cercare di gestire anche questa delicata situazione? I fedeli che pregano per le strade della Francia sono fonte di forti tensioni in alcuni quartieri.
Da euronews si apprende che “È scattato in Francia il divieto di pregare in strada per oltre sei milioni di musulmani. Il ministero dell’Interno transalpino dichiara guerra, soprattutto nelle aree di Parigi e Marsiglia, ai fedeli che stendono i loro tappeti su strade e marciapiedi. La norma è stata voluta dall’estrema destra francese che sostiene di voler porre rimedio ai problemi di mobilità provocati dagli assembramenti”.
Il provvedimento, in realtà, riguarda i praticanti di tutte le fedi, ma questo è un dettaglio che non è emerso dai giornali. Ciò che invece viene messo in risalto è l’aver trovato una soluzione ad hoc per quei quartieri in cui i musulmani occludono il passaggio lungo le vie.
Il problema tocca anche noi italiani. La foto scattata nel quartiere parigino della Goutte d’or ricorda molto quella che rappresentava i fedeli di una nota via milanese che ospita un centro islamico. Dire di no ai blocchi del traffico è assolutamente legittimo e comprensibile.
Ma sarebbe ancor più importante ricordare il senso della preghiera, momento che è stato decisamente poco contemplato durante la presa di posizione del Front National di Marine Le Pen. Più che andare in senso opposto rispetto al principio di laicità, non è consono e degno per nessun credente trovarsi su un marciapiede per rivolgersi al proprio Creatore.
In questo caso non si tratta di esprimere il proprio essere favorevoli o contrari. Appresa la decisione, mi sono sentita in un primo momento sollevata perché non è né esteticamente né eticamente rassicurante vedere fedeli costretti a genuflettersi lungo le strade. La preghiera è il momento più intimo nella vita di una persona e per quanto l’Altissimo possa leggere le intenzionalità nei cuori a prescindere da dove ci si rivolge a Lui, è comunque più degno svolgere una pratica in un luogo decoroso ad essa adibito.
Un luogo in cui sentire di essere abbracciati dalla spiritualità che è propria di ogni vera chiesa, moschea e sinagoga. Dall’altra parte, ho sentito anche un senso di conforto perché è stata accentuata una problematica non di poco rilievo. Guéant ha difatti ricordato alcuni numeri che sono indicativi. “In Francia ci sono già duemila moschee, raddoppiate negli ultimi dieci anni”. Inoltre, si può leggere da La stampa che “Libération ha fatto i conti: i musulmani, che dovrebbero essere circa 6 milioni (con precisione non si sa, visto che in Francia, causa laicità, è vietato censire la popolazione sulla base della religione), dispongono di circa 300 mila metri quadrati di luoghi di culto, il che significa che ogni fedele si può rivolgere alla Mecca in 0,05 metri quadrati. Decisamente troppo pochi”.
I cantieri in corso, riporta euro news, sono circa 200.
Vorremmo forse leggere questo decreto solo nell’ottica partitica secondo la quale la destra francese sta tentando il tutto e per tutto per recuperare un considerevole svantaggio?
Fonte: www.yallaitalia.it