Palermo, un corso per diventare mediatori stradali rivolto agli immigrati
Promosso dal Cesie in collaborazione con il Centro Astalli. L’intento è quello di reclutare, valutare e formare i migranti adatti a diventare a loro volta dei formatori di propria lingua in autoscuole e motorizzazioni
PALERMO – Ogni anno in Italia, su strade e autostrade, i cittadini stranieri coinvolti in sinistri mortali o comunque gravi sono circa il 20% del totale, con picchi che toccano il 25%, percentuale almeno doppia rispetto alla popolazione italiana. D’altra parte, il conseguimento della patente di guida è sicuramente uno dei fattori che, oltre a consentire un’autonomia negli spostamenti, aumenta la possibilità di ottenimento del posto di lavoro per i migranti, spesso richiesti per la mansione di badanti e di accompagnatori di anziani.
Con queste premesse il Cesie, Centro Studi ed Iniziative Europeo in collaborazione con il Centro Astalli ha presentato ieri a Palermo il progetto Clarity: Clear Language Actions Responding with Information for migranTs in employment inserito all’interno del programma settoriale Leonardo Da Vinci su “Promozione della Salute e tecniche di prevenzione incidenti stradali per adulti stranieri” della Commissione Europea.
“L’esigenza di realizzare il progetto è nata dal fatto che molti lavoratori migranti non hanno piena conoscenza linguistica del paese in cui si trovano – scrive il Cesie -. Frequentano corsi di formazione base ma gran parte di loro non comprende ciò che viene spiegato a causa delle limitazioni linguistiche, infine spesso non riescono a comprendere i sistemi di sicurezza e le esigenze legate ai loro posti di lavoro. Tutto ciò determina un fattore di rischio per loro stessi, i colleghi, i datori di lavoro e per l’intera comunità”.
L’obiettivo del corso è stato sopratutto quello di dotare i migranti delle necessarie competenze e conoscenze per essere in grado di fornire una formazione di base nei luoghi di lavoro per i lavoratori che non parlano la lingua del paese ospitante e le cui percezioni su diversi aspetti legati al mondo del lavoro e della sicurezza sul lavoro siano diversi da quelli che sono nativi.
L’intento è quindi quello di reclutare, valutare e formare i migranti adatti a diventare a loro volta dei formatori di propria lingua nei settori chiave e di tradurre e fornire i piani di studio di formazione di base individuati dai datori di lavoro e la legge sulla sicurezza nei posti di lavoro.
Inoltre il progetto propone alcune opportunità lavorative future a favore dei migranti che hanno partecipato al corso che sono quelle di proporre alle autoscuole private l’utilizzo di tali formatori prospettando loro la possibilità di interessare un segmento di mercato più ampio; proporre agli uffici della motorizzazione la presenza di queste figure a supporto dei migranti, magari cercando finanziamenti con bandi pubblici; permettere ai migranti di organizzarsi in cooperativa o associazioni, fornendo a pagamento supporto ai membri delle proprie comunità; riconoscere il titolo di mediatore stradale.
“La legislazione vigente consente solo in casi particolari la conversione della patente conseguita nei paesi di origine, in un documento valido nel nostro Paese. È necessario quindi nella maggior parte dei casi sostenere un esame in Italia – specifica il progetto -, tramite un’autoscuola o direttamente presso gli uffici della motorizzazione. Risulta però evidente quanto per un migrante possa risultare difficile assimilare concetti specifici relativi ai codici stradali ed al funzionamento di un motore, non avendo strumenti linguistici adeguati. Non è del resto soltanto un problema di lingua utilizzata, ma bisogna anche considerare la metodologia e gli aspetti culturali che entrano in gioco nella didattica e nell’apprendimento – si legge ancora nel progetto -. È importante non sottovalutare la ricaduta che, in termini di sicurezza, ha una corretta ed efficace educazione stradale, a maggior ragione considerando la presenza dei migranti in Italia”.
In Italia al momento non esistono realtà istituzionali che si occupano di supportare il migrante in tali percorsi. È il mondo dell’associazionismo che si prende il carico di tali necessità. Ad esempio il centro Enea di Roma ha strutturato dei corsi tenuti da vigili urbani, il cui obiettivo principale è quello di aiutare gli utenti interessati a prendere la patente a preparare l’esame di scuola guida, cercando in primo luogo di colmare lacune a livello linguistico.
Fonte: www.redattoresociale.it