Immigrati e lavoro: crescono i disoccupati, ma anche gli imprenditori
Dossier Caritas/Migrantes. Da una parte gli stranieri incidono per un quinto sui disoccupati, ma dall’altra non si ferma la loro capacità imprenditoriale: 20 mila aziende in più nel 2010, il totale è 228.540
ROMA – Gli immigrati stanno pagando duramente gli effetti della crisi e sono arrivati a incidere per un quinto sui disoccupati. Comunque, la difficile fase attuale non blocca il dinamismo imprenditoriale, essendo il numero delle imprese gestite da immigrati aumentato nel 2010 di 20 mila unità e arrivando nel complesso a 228.540. Lo rivela il Dossier Caritas/Migrantes 2011.I lavoratori immigrati (2.089.000 secondo l’Istat e circa 200 mila in più includendo i non residenti) costituiscono un decimo della forza lavoro, sono determinanti in diversi comparti produttivi e rinforzano il mercato occupazionale per via di un tasso di attività più elevato, della disponibilità a ricoprire anche mansioni meno qualificate e della bassa competizione (almeno sul piano generale) con gli italiani, se non nel sommerso. Nell’ultimo decennio, l’aumento dell’occupazione di 2 milioni di unità è stato quasi esclusivamente dovuto all’inserimento dei nuovi arrivati.
A metà secolo, secondo l’Istat, gli stranieri potranno essere 12,4 milioni, con un’incidenza del 18% sui residenti. Per le famiglie italiane, dove le donne lavorano, e per i numerosi residenti in condizioni di non autosufficienza (un sesto delle persone tra i 70 e i 74 anni e quasi la metà del ultra80enni), è molto utile l’apporto delle badanti e delle collaboratrici familiari (secondo stime sarebbero circa 1,5 milioni) le quali però risultano coperte dalla contribuzione previdenziale in meno della metà dei casi. Attualmente 23 milioni di occupati devono produrre ricchezza per gli altri 37 milioni di residenti, inclusi quelli in età lavorativa ma inattivi e il sistema pensionistico regge grazie anche agli oltre 7 miliardi annui di contributi pensionistici pagati dagli immigrati. Va considerato che nel futuro aumenterà il bisogno di assistenza, il livello delle pensioni risulterà inadeguato e potrebbe entrare in crisi il sistema del “welfare domestico all’italiana”, tanto più che anche gli immigrati diventeranno a loro volta anziani.
Fonte: www.redattoresociale.it