Mons. Franco Lovignana è l’ottantesimo Vescovo della Diocesi di Aosta.
La notizia è stata data mercoledì 9 novembre, da un Mons. Giuseppe Anfossi visibilmente emozionato, nel salone delle udienze del Palazzo Vescovile, mentre suonavano a festa le campane della Cattedrale, ed accolta con scroscianti applausi.
Mons. Anfossi nel dare la notizia ha evidenziato come tutti gli avvenimenti siano da leggere come una chiamata. «Questa chiamata – ha precisato il Vescovo – come tutte le chiamate vengono dal Signore e sono mirate a qualcosa di bello. Alla felicità, anche se si vivono e si vivranno nella fatica, talora nella sofferenza».Mons. Anfossi ha poi aggiunto di essere molto grato al Santo Padre e ai suoi collaboratori per aver scelto una persona che gli è stata estremamente preziosa nel lavoro episcopale. Una scelta in continuità ma con l’invito dello stesso Vescovo a realizzare i mutamenti d’indirizzo che saranno ritenuti necessari nella più totale libertà. Caso raro (non accade spesso che il nuovo Vescovo sia un componente dello stesso presbiterio diocesano) il nuovo Vescovo ha potuto subito prendere la parola. E così Mons. Lovignana è intervenuto non nascondendo la sua grande paura iniziale che, pur non essendo ancora del tutto scomparsa, si è in parte sciolta percependo questo avvenimento, come già sapientemente sottolineato dal Vescovo, come una chiamata, un evento che riandava alla vocazione sacerdotale, all’ordinazione ricevuta trent’anni fa. Una cerimonia breve doi pochi minuti seguita da abbracci e congratulazioni per la missione che il nuovo pastore andava ad intraprendere. La prossima tappa sarà l’ordinazione già fissata per il 18 dicembre in Cattedrale, per mano di mons. Cesare Nosiglia, presidente della Conferenza Episcolpale piemontese e lo stesso giorno assumerà la guida della diocesi.
Rispondendo alla domanda di Fabrizio Favre, direttore del settimanale diocesano su “Quale idea di Chiesa oggi vorrebbe mettere al centro della sua attività pastorale?” Ha risposto: Non penso ad un’idea. Ho tante volte ripetuto ai giovani che bussavano alla porta del Seminario di non confrontarsi solo con la proprio idea di prete, ma di guardare a ciò che la Chiesa pensa oggi del prete, alla figura di prete che delinea con il suo Magistero, e li rinviavo alla lettura della Pastores Dabo Vobis di Giovanni
Paolo II. Così ho fatto anch’io: sono tornato a leggere in questi giorni i testi del Concilio. Ebbene la Chiesa che vorrei mettere al centro della mia attività pastorale è quella del Vaticano II: Una Chiesa che riflette sul mondo la luce di Cristo.
Fonte: Agenzia Giornali Diocesani