l’immigrato va, i contributi restano
Ripresentiamo l’articolo di www.lavoce.info
di Pietro Vertova e Matteo Cisarri 15.12.2011
Vuoi per la crisi, vuoi per una legge sull’immigrazione restrittiva, non sono pochi i lavoratori stranieri che abbandonano l’Italia per tornare nel loro paese natale. Ma che succede ai contributi versati all’Inps? Se esistono accordi bilaterali tra il nostro e lo Stato di origine, il lavoratore non li perde e a sessantacinque anni ha diritto a richiedere il trattamento dovuto. Un diritto di cui non è sempre a conoscenza. Se poi le intese non ci sono, lo straniero perde tutti i contributi versati, che rimangono nelle casse Inps. Per essere redistribuiti tra i lavoratori italiani.
Negli ultimi tempi è iniziato un nuovo fenomeno che riguarda gli stranieri che da anni vivono in Italia: per motivi legati alla crisi economica e a una legge sull’immigrazione restrittiva, molti di loro cominciano a tornare nei loro paesi d’origine. Si tratta di migliaia di persone che lavoravano in Italia e erano iscritte regolarmente all’Inps. Viene quindi spontaneo chiedersi: ora che queste persone fanno ritorno nel proprio Paese, che fine faranno i contributi da loro versati nelle casse dell’ente statale?
PENSIONI ITALIANE CON IL CONTRIBUTO DEGLI IMMIGRATI
Forse conviene fare pochi passi alla volta, partendo innanzitutto dalla situazione pensionistica italiana con dati relativi al 2009.
Nonostante la spesa pensionistica sia aumentata, la gestione finanziaria di competenza ha comunque evidenziato un saldo attivo di 7.961 milioni di euro, quale differenza tra 276.643 milioni di entrate I e 268.682 milioni di euro di uscite. (1) Questo è dovuto soprattutto a determinati elementi che hanno influito sulle entrate, portando a un loro consistente aumento: sicuramente una più dura lotta all’evasione ha dato i suoi frutti, ma la maggior parte dei nuovi introiti è riconducibile ai flussi di lavoratori immigrati, che versano contributi nelle casse dell’Inps e diventano così una nuova risorsa per il nostro paese.
Nonostante la crisi economica del 2008, l’immigrazione non è rallentata: alla fine dello stesso anno i residenti di origine straniera erano 3.891.295 e, contando anche le presenze regolari non ancora registrate, si arriva a circa 4.330.000 persone, cioè il 7,2 per cento dell’intera popolazione italiana.
All’inizio del 2009 i lavoratori extracomunitari assicurati all’Inps, con almeno un versamento contributivo entro l’anno, erano 1.569.396, che complessivamente hanno versato contributi per un importo totale di 6.260,8 milioni di euro, pari a circa il 4,2 per cento delle entrate contributive totali versate nelle casse dell’Istituto, a cui andranno poi aggiunti i contributi versati dai prestatori di lavoro domestico come badanti e colf, regolarizzati nell’estate del 2009.
Sul lato delle spese troviamo invece il pagamento di 294.025 trattamenti pensionistici erogati a persone nate all’estero, per un totale di circa 2.500 milioni di cui 212 pagati all’estero. Già da queste cifre notiamo il notevole apporto portato dall’immigrazione rispetto all’equilibrio finanziario del sistema previdenziale.
Il punto centrale della discussione, però, è capire cosa succede quando una persona straniera, dopo anni di lavoro e di relativi contributi pagati in Italia, decide o si trova costretto a tornare nel proprio paese.
Nel caso in cui il paese natale in cui l’immigrato fa ritorno abbia stipulato accordi bilaterali con l’Italia, la persona non perde i contributi versati, ma, all’età di sessantacinque anni, ha diritto a richiedere il trattamento dovuto; questa è la norma generale, ma spesso l’immigrato non è a conoscenza dei propri diritti riguardo alla pensione e di conseguenza non ne fa richiesta. Invece, nel caso in cui non siano presenti accordi tra i due Stati, lo straniero perderebbe tutti i contributi versati che rimarrebbero nelle casse Inps e che verranno poi redistribuiti sotto forma di trattamenti pensionistici ai cittadini italiani.
Questo favorisce la sostenibilità di lungo periodo, generando però un’inedita redistribuzione delle risorse che occorre mettere in luce.
(1) Tutti i dati sono ripresi dal Rapporto annuale Inps – 2009