LA GLOBALIZZAZIONE “Ha fallito la sua missione: cancelare la miseria dalla terra”
Di Alain Elkann
Fonte: La stampa, Domenica 7/12/2008
Arturo Paoli, «fratello di Foucauld», la congregazione religiosa ispirata a Charles de Foucauld, il santo che predicò il vangelo ai Tuareg del Marocco, si è trasferito dalle favelas brasiliane, accanto alle cascate di Iguazù ad una chiesa a pochi chilometri da Lucca, sua città natale. Ha compiuto la scorsa domenica 96 anni (venne ordinato sacerdote nel 1940), e da tutta Italia amici e allievi sono venuti alla messa – che ha celebrato – e per festeggiarlo.
Di che cosa si sta occupando?
«Cerco di completare il lavoro degli psicanalisti, che possono aiutare fino a un certo punto. Io cerco di portare le persone oltre al livello dell’anima. Lascio parlare, faccio scoprire i valori reali della vita».
Qual è il problema più grave?
«Non essersi mai sentiti amati. Se non ti senti amato non puoi amare. Don Giovanni, per esempio, non si è mai sentito amato. Anch’io per molto tempo non mi sono sentito amato. Un grande professore all’Angelica, a Roma, mi disse: “Perché non ti lasci amare?”»
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Nel giorno del suo compleanno, nella predica ha parlato di umiltà. Che cosa è per lei l’umiltà?
«C’è un pensatore che considero in questo momento il mio maestro: forse nessun teologo ha presentato l’umiltà come ha fatto Emmanuel Lévinas. Nel mondo cristiano, religioso, si è sempre presentata l’umiltà come una virtù personale: l’umiliazione di Dio nel figlio Gesù, che ci ha fatto meritare il perdono dei peccati. Ecco alcune frasi colte qua e là da Lévinas: “Manifestarsi come umile alleato del vinto, del povero, del perseguitato, significa non rientrare nell’ordine… la forza della verità trascendente è nella sua umiltà. Il Dio che si umilia per abitare con il contrito e l’umile (Isaia 57,15), il Dio dei senza patria, della vedova e dell’orfano è uno strappo al contesto del mondo…”; questa umiltà vissuta da Gesù è la sola forza che può scardinare dalle sue radici il potere, sempre violento, anche se talvolta si nasconde sotto forma di solidarietà con i poveri, vittime del potere».
Ha anche parlato di amicizia. Che differenza c’è tra amicizia e amore?
«Penso all’amore come quel soffio che ci viene da Dio, che per noi cristiani è amore che può prendere direzioni diverse, anche contaminandosi, ma mantenendo il suo nome di amore. L’amicizia è dare all’amore la sua direzione giusta, nella coppia giuridicamente tradizionale o in altri aspetti: il suo contenuto è il dialogo, che mira a scoprire o a creare armonie di pensieri, di sentimenti e anche di decisioni da prendere per assolvere la nostra responsabilità esistenziale. L’amicizia è una forza storica che si oppone al potere».
Da quando è stato ordinato sacerdote sono cambiate molte cose nel suo modo di vivere e di pensare?
«Fra il modo di vivere in questa bella casa e le baracche della favelas c’è differenza, ma mi sono sempre sentito a disposizione di fratelli e sorelle che ricorrono a me per un consiglio o semplicemente per deporre in me la pena di un’esistenza divenuta difficile. Il mio modo di pensare è cambiato, per la semplice ragione che il cristianesimo autentico non è un programma astratto: è la storia del Padre che ha deciso di allearsi con l’uomo per aiutarlo nelle sue scelte e nelle sue difficoltà, e portarlo ad accettare il suo amore per farne la forza positiva della sua esistenza. E l’alleanza decisa nel tempo della religione antica è stata accolta e riconfermata da Gesù. La novità, è vedere Gesù non come uno che ha espiato il nostro peccato, pagando un debito contratto con il Padre, ma un Gesù che è apparso tra noi per portare l’amore nel mondo, chiedendo la nostra collaborazione per metterlo in pratica».
Come ha imparato a lasciarsi amare?
«Ho dato quel poco che potevo e ho ricevuto il centuplo, come ci ha promesso Gesù. Questa consapevolezza mi rende felice e rende leggero l’epilogo della mia vita».
Perché ha parlato di fallimento della globalizzazione?
«Ci sono due aspetti. Il primo: ha capovolto il senso del denaro. Il denaro è simbolo di bisogni reali dell’uomo: quando il denaro perde questo scopo diventa idolo e perde totalmente il suo significato. Seconda caratteristica, fatale per noi credenti: abbiamo giustificato la globalizzazione come mezzo di risolvere il problema della miseria. Gli Stati Uniti, che si sono assunti la responsabilità di vigilare e dirigere la ricchezza dell’Occidente per risolvere il problema della fame del mondo, hanno dato al “progetto globalizzazione” un altro compito: soddisfare il bisogno di sicurezza diffuso, con il risultato di estendere la fame e seminare guerra e violenza nei Paesi che hanno raggiunto».
Che cosa possiamo aspettarci, in questo momento storico, se non la fine di questo progetto anti-umano, che va in direzione opposta alla pace?
«Non potrei dirlo. Ma credo sia opportuno aumentare esperienze di autentica amicizia, forza del bene che può opporsi al male che circola fra noi in questo tempo».
FINE:AAIELK