Nuove moschee, i musulmani di Milano rivolgono un appello al Papa
Benedetto XVI è atteso a Milano per l’incontro mondiale delle famiglie. “Chiediamo a Benedetto XVI un appoggio spirituale, che ci sostenga nella richiesta alle istituzioni di poter costruire liberamente piccole moschee di quartiere”
MILANO – I musulmani di Milano rivolgono un appello al Papa, atteso nel capoluogo lombardo per l’incontro mondiale delle famiglie. “Chiediamo a Benedetto XVI un appoggio spirituale, che ci sostenga nella richiesta alle istituzioni di poter costruire liberamente piccole moschee di quartiere”. L’appello viene da Asfa Mahmoud, direttore della Casa della cultura islamica di via Padova, una delle comunità più aperte al dialogo con le altre religioni e con gli enti locali. “Il Santo Padre è una figura molto importante nel mondo e penso che gli stia a cuore che ogni fedele, a qualunque confessione appartenga, possa pregare Dio in un luogo degno. A Milano questo per i musulmani non è ancora possibile, nonostante la Costituzione riconosca e garantisca il diritto alla libertà di culto”.
La Casa della cultura islamica è stata fondata in via Padova nel 1992. Nei primi anni i pochi giovani studenti musulmani di Milano si ritrovavano a pregare in uno scantinato. Dal 2000 il centro si è trasferito al civico 144, in un ex garage all’interno di un cortile condominiale. Può ospitare circa 400 persone, ma i fedeli al venerdì sono oltre 3mila: per questo affittano la palestra comunale di via Cambini e il Teatro Ciak. In realtà i dirigenti della Casa della cultura islamica una soluzione l’avevano trovata: in fondo a via Padova, all’altezza di Cascina Gobba, in un edificio da ristrutturare. Acquistato nel 2005 per 1 milione e 400mila euro, nel 2007 avevano presentato un progetto che prevedeva la costruzione di una grande sala di preghiera, una biblioteca e un centro studi. Il Comune di Milano l’ha bocciato. È stato allora ripresentato con le modifiche richieste dal Comune e da allora è in attesa di essere approvato: il problema non è tecnico, ma politico. L’attesa ha però spaccato la comunità: un gruppo di fedeli ha infatti deciso di entrare comunque nell’edificio. Hanno rinunciato al progetto iniziale e l’hanno ristrutturato senza modificare la struttura. Da allora via Padova ha due centri islamici. Tra gli “scissionisti” e la Casa della cultura islamica è nato un contenzioso sulla proprietà che è finito in Tribunale. “Non ha senso costruire una grande moschea che porterebbe disagi agli abitanti della zona -aggiunge Asfa Mahmoud-. Meglio pensare a piccole moschee di quartiere, più vicine alle gente”
Il tema della famiglia, al centro dell’incontro del Papa con migliaia di cattolici provenienti da tutto il mondo, è considerato fondamentale anche ai musulmani. “La nostra è una comunità composta anche da famiglie, che sono qui per lavorare e per contribuire allo sviluppo di questa città -sottolinea Asfa Mahmoud-. Anche noi siamo preoccupati per il disgregamento della famiglia, che accomuna musulmani e cattolici. In alcune non c’è più dialogo tra genitori e figli. Noi, insieme alle altre religioni presenti a Milano, possiamo aiutare a riscoprire il senso profondo dell’essere famiglia”.
Fonte: www.redattoresociale.it