di Elisa Ferrero
Cari amici e amiche,
quello che è avvenuto oggi in Egitto è già stato definito su Twitter come “il colpo di stato più sofisticato degli ultimi due secoli”. Consiglio Militare e forze controrivoluzionarie egiziane farebbero impallidire persino Machiavelli. Chi aveva creduto che il regime egiziano fosse più debole rispetto a quello siriano di al-Assad, o a quello di Gheddafi, ora dovrà ricredersi. Si tratta soltanto di differenza di metodo, o di “stile” se così vogliamo. Il regime egiziano è arduo da estirpare quanto e più degli altri, solo che preferisce la strategia. E oggi i generali hanno compiuto un altro passo decisivo verso la restaurazione completa (o persino peggiore di prima) che li ha ricompensati del faticoso lavoro durato più di un anno.
Veniamo ai fatti. Questa mattina la Corte Costituzionale si è riunita per decidere della costituzionalità di due leggi: la prima riguardava l’esclusione dalla politica degli esponenti principali del regime di Mubarak, che avrebbe potuto eliminare Shafiq (ex primo ministro dell’ex rais e uomo a lui fedelissimo) dal ballottaggio delle presidenziali (che ricordo si terrà tra due giorni); la seconda era la legge elettorale con la quale è stato eletto il Parlamento dopo un processo durato mesi. Il problema di quest’ultima legge è che consentiva ai partiti di candidare i propri rappresentanti anche per la quota riservata agli indipendenti (un terzo dei seggi), norma sospettata d’incostituzionalità fin dall’inizio.
La decisione della Corte è stata piuttosto rapida: la legge sull’isolamento politico è costituzionale, mentre la legge sulle elezioni parlamentari non lo è. Risultato: Shafiq può procedere nella corsa elettorale, mentre il Parlamento dovrà essere sciolto. Non soltanto la quota di seggi riservata agli indipendenti, tutto il Parlamento, e si dovrà tornare alle urne.
Che cosa significa tutto ciò? Le conseguenze sono ancora fumose e ci sono discussioni al riguardo, ma il quadro, sostanzialmente, è abbastanza chiaro. Tanto per cominciare, il Consiglio Militare ha annunciato che si riprenderà il potere legislativo che era stato dato al Parlamento (anche se, in realtà, per ogni legge c’era comunque bisogno della ratifica dei generali). Le leggi approvate dal Parlamento resteranno valide, ma non quella sulla formazione della Costituente, perché il verdetto della Corte Costituzionale è avvenuto prima che il Consiglio Militare apponesse la sua firma. Pertanto, addio anche alla Costituente. Nessuno piange per questo, a dire il vero, però ciò vuol dire probabilmente che saranno i militari a deciderne la composizione, e questo sì che fa piangere davvero. Tanto vale che si scrivano la Costituzione da soli, ipotesi non così remota.
Poi ci sono altre questioni che restano aperte. Ad esempio, come la mettiamo con la dichiarazione costituzionale che decreta che le elezioni parlamentari debbano aver luogo prima delle presidenziali? Ma che importa? Tutto carta straccia, i militari hanno già detto che le presidenziali si terranno secondo i tempi previsti. Sono loro la legge dopotutto, se qualcuno non l’avesse ancora capito. Protestare? Attenzione, perché da ieri è in vigore la legge marziale, peggiore che ai tempi di Mubarak. In effetti, per ora, piazza Tahrir è vuota, tutti sono congelati dall’orrore. Non tutti, in realtà. La cosa che fa più male è vedere quanti cristiani e quanti musulmani sedicenti liberali esultino per questo colpo militare. Come si fa a pensare che il pugno di ferro militare sia la soluzione al problema degli islamisti, anche se questo significa sopprimere la libertà di milioni di persone, per me resta un mistero fitto e un grande dolore.
E l’Egitto, adesso, si prepara a eleggere un Presidente senza una Costituzione che ne definisca i poteri e senza un Parlamento che gli faccia da contrappeso. Il nuovo Presidente giurerà di fronte al Consiglio Militare, non di fronte al Parlamento eletto dal popolo. Un’immagine più che significativa, mi pare. Un altro giovane su Twitter ha detto che in diciassette mesi l’Egitto è riuscito a passare da una rivoluzione esemplare a una contro-rivoluzione esemplare, e moltissime persone attribuiscono la responsabilità maggiore di questo stato di cose ai Fratelli Musulmani, i quali hanno tradito subito la piazza per salire sul carrozzone dei militari, non appena questi hanno fatto loro vedere l’esca del potere. Il minimo che oggi potrebbero fare, sempre secondo alcuni dei giovani rivoluzionari, è ritirare Morsy dal ballottaggio e scendere in piazza. Invece non lo faranno e nessuno si è veramente illuso che potessero farlo davvero. Hanno già dichiarato che proseguiranno sulla via delle elezioni.
In effetti ora la situazione dei Fratelli Musulmani è particolarmente delicata, visto l’aria che tira. Dopo che in passato vari analisti politici si sono divertiti, di volta in volta, a prevedere per l’Egitto uno scenario iraniano, afghano, pakistano, turco, iracheno, siriano (anche libico?), ora già si parla di scenario algerino, con riferimento al 1991, quando le elezioni vinte dagli islamisti vennero annullate e iniziò un decennio di terrore provocato da gruppi islamisti. I Fratelli Musulmani, però, finora hanno scelto la linea più prudente, accettando il verdetto della Corte Costituzionale e non chiamando la gente a protestare. Il loro timore, infatti, è piuttosto quello dello scenario egiziano del 1954, quando Nasser sciolse la Fratellanza e iniziò la loro persecuzione sistematica. La storia non insegna mai, purtroppo. E adesso non resta che attendere l’ultimo atto della farsa: il ballottaggio delle presidenziali.
Un caro saluto,
Elisa
p.s: Nella vignetta si vede un islamista immaginarsi un generale che ride sguaiatamente; mentre “sfoglia” i peli della sua barba, invece di quelli di una margherita, si chiede: “M’ama… Non m’ama…”.
Parlamento blindato alla vigilia del ballottaggio (news n. 338)

Cari amici e amiche,
siamo ormai giunti alla vigilia del ballottaggio delle elezioni presidenziali, ma ancora non si spegne il dibattito sulla sentenza della Corte Costituzionale, che ieri ha approvato la candidatura di Ahmed Shafiq e sciolto il Parlamento. In realtà, non bastava questa sentenza per sciogliere il Parlamento, perché andava ancora applicata. Non ci è voluto molto, comunque. Il Consiglio Militare ha agito in fretta: questo pomeriggio ha notificato ufficialmente lo scioglimento delle due Camere, ha proibito l’ingresso nell’edificio a tutti i deputati e, per attuare il divieto, l’ha fatto circondare da polizia ed esercito. Il Parlamento è ufficialmente chiuso.
Il candidato Shafiq, ieri sera, ha subito tenuto una conferenza stampa per commentare la sentenza e lo stesso ha fatto il suo rivale Morsy, della Fratellanza Musulmana. Il primo era a dir poco gongolante, mentre il secondo ha lasciato trapelare tutta la sua rabbia, minacciando una seconda rivoluzione in caso di brogli alle elezioni, che ora i Fratelli Musulmani temono ancora di più. Ciò, tuttavia, non li ha spinti a ritirarsi da quella che per i rivoluzionari è una farsa, cioè le elezioni. Nonostante i tanti appelli, loro andranno avanti testardi, insensibili alle proprie contraddizioni.
E sono in molti ad attribuire gran parte della colpa per la situazione attuale proprio ai Fratelli Musulmani: hanno sempre contrattato con il regime che si voleva abbattere fin dai primi giorni della rivoluzione e solo per i propri interessi; hanno spinto per avere le elezioni parlamentari prima di una nuova Costituzione, sperando, com’è avvenuto, di monopolizzare il Parlamento; hanno sempre sostenuto i militari, anche durante i momenti di violenta oppressione dei manifestanti, da loro accusati di essere dei teppisti pagati da stranieri; hanno tentato due volte di monopolizzare anche la Costituente e, da ultimo, hanno approvato in fretta e furia una legge piena di falle per isolare dalla politica gli uomini di Mubarak, solo pochi giorni prima delle elezioni presidenziali. Ne hanno davvero tanta di responsabilità, i Fratelli Musulmani.
Ma nel gioco di attribuzione delle colpe che si sta facendo in Egitto, non dimentichiamo il Consiglio Militare. Se i Fratelli Musulmani sono stupidamente caduti nella trappola tesa loro dai generali, sono pur sempre questi ultimi che hanno ordito una transizione ad hoc per non cedere il potere, con l’aiuto naturalmente di quello “stato profondo” (parola che va di moda di questi tempi) che è così difficile da smantellare. Per quanto le colpe dei Fratelli Musulmani possano essere gravi, non bisogna dimenticare chi sta alla regia.
E dei giudici cosa si può dire? E’ innegabile che la sentenza di ieri sia legalmente ineccepibile e dietro questo si nascondono quanti li difendono. Ma tra gli stessi giudici ci sono opinioni discordi. Quella di Zakariya Abdel Aziz ad esempio, uno dei giudici vicini alla rivoluzione e vice presidente della Corte di Cassazione. Secondo lui c’erano solo due possibilità. Se la Commissione Elettorale (sulla cui natura c’è stato un grosso dibattito) fosse stata considerata come un puro organo amministrativo, la Corte Costituzionale avrebbe dovuto rifiutarsi di esaminare la legge sull’isolamento politico, perché la Commissione non aveva la facoltà di sottoporla a loro. In questo caso la Corte Costituzionale avrebbe sbagliato ad accogliere la domanda di esaminare la legge. Se invece la Commissione Elettorale fosse stata considerata come un organo giudiziario, aveva sì facoltà di sottoporre la legge alla Corte Costituzionale, ma allora la Commissione sarebbe stata tenuta a posticipare le presidenziali per attendere il verdetto della Corte Costituzionale. In questo caso avrebbe sbagliato la Commissione. E ricordiamo inoltre che alcuni suoi membri fanno parte anche della Corte Costituzionale.
Per quanto riguarda la legge sulle elezioni parlamentari, alcuni s’interrogano sulla velocità e sul tempismo della decisione della Corte Costituzionale. Negli anni passati, infatti, era già successo alcune volte che la Corte sciogliesse il Parlamento, ma c’erano voluti anni. Come mai questa differenza di tempi? E mi chiedo io: chi l’ha fatta la legge sulle parlamentari? Il Consiglio Militare, ovviamente, con la consulenza di esperti legali. Possibile che abbiano inconsapevolmente confezionato una legge che presentava falle costituzionali così vistose, sulle quali erano stati messi in guardia anche sui mass media, mettendo a repentaglio il futuro del paese? A me non sembra che i giudici siano del tutto innocenti. E’ facile nascondersi dietro i cavilli legali a volte. Ovviamente il discorso non vale per tutta la magistratura, anch’essa attraversata da conflitti pesanti.
Anche i giovani rivoluzionari hanno le loro colpe naturalmente. Per nulla privi di autocritica, sono i primi ad ammetterlo, a cominciare dal riconoscimento delle loro divisioni alle ultime elezioni. Ieri girava la battuta che, alla notizia della sentenza della Corte Costituzionale, i rumeni fossero scesa in piazza per festeggiare, perché finalmente avevano trovato una rivoluzione più stupida della loro. Tuttavia, voi pensate quel che volete, ma io credo che ci sia una bella differenza tra gli errori della rivoluzione e le colpe dei Fratelli Musulmani o dei militari. C’è la differenza che esiste tra chi sbaglia per inesperienza, ingenuità, magari anche stupidità, ma perseguendo un fine giusto e nobile, e chi “sbaglia” calpestando i diritti altrui per i propri interessi (vedi i Fratelli Musulmani) o per mantenere la propria stretta autoritaria sulla vita di milioni di persone. Per me la differenza è sostanziale.
Nel frattempo, in attesa del verdetto delle urne, il Consiglio Militare è riunito in seduta straordinaria per discutere di una nuova dichiarazione costituzionale. Vediamo un po’ cosa tireranno fuori dal cappello questa volta…
Un caro saluto,
Elisa
p.s: Nella vignetta si vede la rivoluzione del 25 gennaio camminare su un filo sottile, come un equilibrista, al di sopra di un mare di disperazione.