Branco di balordi o banda di assassini: la vittima un immigrato indiano
NETTUNO (Migranti-press 6) – La notizia di cronaca nera ha percorso d’un fiato tutta l’Italia ed anche fuori, per portare amarezza, sconcerto e allarme in un Paese già preso da forte disorientamento e sussulti di paura: tre giovani di “normale” famiglia di Nettuno, uno di loro sedicenne, danno fuoco a un indiano di 35 anni. Muratore, ma da quattro mesi aveva perso il posto di lavoro, rimanendo squattrinato e senza un tetto. Suo rifugio quella sera tarda di sabato 31 gennaio era una panchina in faccia al primo binario della stazione di Nettuno, assolutamente silenziosa e deserta. Gli si avvicinano questi tre, pieni zeppi di droga e di alcol, ma sufficientemente lucidi per provocare a parole e a spintoni; ma è solo l’inizio. Si assentano per qualche momento e verso le quattro del mattino tornano con una bottiglia di benzina che gli versano addosso e accendono un fiammifero per gustarsi lo spettacolo di quella torcia umana. Catturati ben presto dai carabinieri, uno di loro quasi per scusa dice che non era loro intenzione vedersi davanti un arso vivo; intendevano solo fare uno scherzo che suscitasse i brividi dell’emozione. I tre sono già consegnati alla giustizia, Singh Navtej è all’ospedale con ustioni di terzo grado alle gambe, alle mani, all’addome e al collo, ma probabilmente se la caverà. Unanime l’indignazione e il disgusto in tutto il Paese; per i 5.000 indiani che lavorano in agricoltura sul territorio unanime anche il terrore. E, come è ormai di rito, il duplice schieramento nell’interpretazione del fatto: è razzismo portato a queste esasperazioni da una certa propaganda ideologica e politica; no, è solo opera di balordi annoiati, degrado civile, vuoto di valori. Probabilmente è l’una cosa e l’altra. Comunque sono da mettere in rilievo anche le manifestazioni di solidarietà per lo sventurato, a cominciare dal Presidente Napolitano e dal Presidente del Senato Schifani che si è affrettato a far visita a Singh al S. Eugenio e a promettergli un dignitoso lavoro per quando si sarà ristabilito. Nobile il messaggio del Vescovo di Tivoli, che qui di seguito viene riportato.