Badanti, la crisi si fa sentire le famiglie tagliano le ore
Ma la situazione è diversa da regione a regione
ROMA (Migranti-press 8 ) – Crollo dell’offerta di lavoratrici conviventi e aumento dell’impiego a ore, mentre si riaffacciano colf e badanti italiane. La crisi irrompe anche sul mercato del lavoro domestico, ma lo fa in modo poco omogeneo, con caratteristiche che variano anche da città a città. Alcuni tratti in comune però si possono individuare –spiega Pina Brustolin, responsabile nazionale di Acli Colf. È senz’altro una conseguenza della crisi, ad esempio, l’aumento di richieste da parte delle italiane, disponibili anche per un impiego come conviventi.
Non abbiamo invece segnalazioni di licenziamenti, però adesso capita che molte famiglie decidano di ridurre le ore di lavoro per risparmiare un po’. Questi sono aspetti che arrivano da tutta Italia. Insomma, il lavoro domestico tira sempre, ma il settore – occupato finora quasi esclusivamente da straniere – non ha preso ancora una direzione certa e univoca per affrontare il periodo di difficoltà e venirne fuori. Certo è che sempre meno donne straniere sono disposte a lavorare come conviventi: un po’ per la fatica e la stanchezza, un po’ perché con più lavori si rischia di meno, anche se si perde uno degli impieghi. Difficile però prevedere alla lunga licenziamenti di massa: del resto, soprattutto nel caso di assistenza a persone non autosufficienti, l’alternativa alla badante è una casa di riposo o per lungodegenti, sicuramente non meno costosa.
Anche i dati Inps confermano la tendenza: alla fine del 2008, l’Istituto ha registrato poco più di un milione e mezzo di rapporti di lavoro domestico, 300.000 in più dell’anno precedente, segno di una maggiore frammentazione dei contratti. Il Nord-Est è come sempre la spia di ciò che accade. Ekaterina Sourkova, russa, dell’associazione La Tela di Udine, afferma: “Da un anno notiamo un aumento dell’offerta di lavoro a ore, di giorno, o per l’assistenza notturna in ospedale, anche da parte di donne italiane”. Il rischio, conferma Silvia Genovese, dell’associazione Circolo Aperto di Pordenone, è che con l’aumento dell’offerta si abbassino gli stipendi: “Si offrono anche solo 4 euro all’ora per le pulizie”. Quello di Trieste, città di confine, è un caso più particolare: qui, oltre alle badanti fisse, ci sono molte pendolari croate o serbe, che accettano anche di lavorare in nero. La crisi si sente soprattutto per le altre, ucraine, moldave o romene: le famiglie non ce la fanno, prevale il par- time e loro devono trovarsi anche una casa in affitto. In Friuli, dove dal 2005 sono attivi dieci sportelli “Assistenti familiari”, ogni trimestre sono stati stipulati tra i 500 e i 600 contratti. L’offerta però, secondo gli ultimi dati disponibili, è stazionaria: nel terzo trimestre del 2008 sono state 809 le richieste di lavoro pervenute, con aumento dell’1,5% rispetto al trimestre precedente. A Mestre segnalano invece un aumento delle donne dell’Europa orientale (soprattutto ucraine e moldave) che si sono rivolte agli sportelli perché non riescono a trovare lavoro irregolare.
La domanda di lavoro domestico o di lavoro di cura non è calata, ma la percentuale di lavoro “grigio” è salita al 50% – dice Giacomo Barbieri, Vicepresidente dell’Anolf Cisl di Bologna -. E la situazione si sta aggravando perché mentre è aumentato il costo del lavoro delle assistenti familiari in regola, non altrettanto è successo per pensioni e stipendi, che sono rimasti gli stessi. Secondo Luigi Petti, Vicepresidente delle Acli di Bologna e responsabile del settore immigrazione, “le famiglie bolognesi iniziano a fare a meno di colf e badanti. Lo vediamo anche dall’aumento di richieste di permesso di soggiorno per attesa occupazione”. In Toscana non risulta un calo nella domanda di badanti: Luca Rinaldi, Presidente della SoAndCo, un consorzio di cooperative sociali della provincia di Lucca, spiega che “il bisogno da parte delle famiglie resta elevato: anche in tempo di crisi la badante resta la soluzione meno onerosa rispetto al ricovero o ad altre soluzioni e le famiglie si organizzano per poter sostenere la spesa”. (da Metropoli)
20/02/2009