Immigrati: Cnel, in Europa padronanza lingua essenziale per integrazione
(ASCA) – Roma, 27 nov – Di fronte ai profondi cambiamenti qualitativi e quantitativi dell’immigrazione verso l’Europa, che interessa ormai gran parte del continente, si e’ venuta diffondendo, la convinzione che l’inserimento lavorativo non fosse piu’ sufficiente a garantire livelli soddisfacenti di integrazione e coesione sociale. Ha preso invece gradualmente piede l’idea che un grado minimo di comunanza culturale e di padronanza della lingua del paese di destinazione fosse un requisito essenziale ai fini della ‘integrabilita”. E’ quanto emerge dalla ricerca ‘Dall’ammissione all’inclusione: verso un approccio integrato? Un percorso di approfondimento comparativo a partire da alcune recenti esperienze europee’, predisposta dall’ONC-CNEL in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – Direzione Generale dell’immigrazione e delle politiche di integrazione.
La conoscenza della lingua e’ considerata decisiva da una quota importante di tedeschi, ma solo da piccole frange di italiani e spagnoli. Per converso, non deve sorprendere che il rispetto delle leggi sia ritenuto essenziale da robuste maggioranze nei due paesi mediterranei i quali, pur non essendo noti per un particolare attaccamento al principio di legalita’, conoscono pero’ tassi comparativamente elevati di immigrazione irregolare. In generale, non e’ privo di rilevanza per il tema di questo rapporto il fatto che l’affinita’ culturale sia percepita come un attributo decisivo da meno del 15% degli europei e che l’anzianita’ di residenza sia percepita un po’ dappertutto come scarsamente influente.