Flussi d’ingresso: per Forlani (Ministero lavoro) è un “dibattito retaggio del passato”.
Per il dirigente “occorre cambiare l’agenda, parlare di integrazione, lavoro qualificante e mobilità interna”.
Con una crescita dal 2,2% al 7,5% della popolazione straniera, due milioni e mezzo di lavoratori, che rappresentano un decimo del totale degli occupati, e che contribuiscono al 6% del Pil e promuovono il 7,4% delle imprese, l’Italia nell’arco di un decennio è diventata il quarto Paese per accoglienza di immigrati nell’ambito Ue, dopo Spagna, Germania e Regno Unito. La presenza degli stranieri è caratterizzata da una crescente stabilità delle comunità, con una quota del 52% di soggiornanti di lungo periodo, centomila ricongiungimenti familiari all’anno, e circa un milione di minori, di cui 756 mila iscritti nelle scuole. I dati sono stati citati alla giornata di studi Un nuovo orizzonte per l’immigrazione organizzata dal Cnel e dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali.
“La presenza di stranieri è inevitabilmente elevata. Di contro – sottolinea Natale Forlani, direttore generale per l’Immigrazione del Ministero del lavoro – il dibattito è ancora concentrato sui flussi, risentendo di un retaggio del passato. Il Paese su questi temi ha invece bisogno di cambiare l’agenda, parlando di integrazione e lavoro, che è qualificante nel promuovere la mobilità sociale interna”.
Con due questioni: per la prima volta l’offerta di lavoro da parte degli immigrati supera la domanda e bisogna fare i conti con aspirazioni crescenti. Negli anni della crisi – spiega il Cnel – c’è stato un incremento di oltre 5 punti percentuali (arrivata al 12%), che segna un cambiamento rispetto agli anni passati. Queste novità “invitano a spostare l’attenzione dalla programmazione dei flussi alle politiche di integrazione basate su una maggiore capacità di favorire la mobilità interna del lavoro”.
Fonte: www.immigrazioneoggi.it
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