Lavoratori immigrati, il ministero: “In futuro non flussi consistenti ma ingressi qualificati e selezionati”
Forlani (ministero Politiche sociali): “saranno potenziate le politiche attive interne, favorendo il reinserimento di coloro che perdono il lavoro ma che hanno già costruito una condizione di integrazione nella nostra comunità”
ROMA – “In futuro proseguirà la scelta di non programmare flussi ordinari consistenti, ma di favorire un ingresso qualificato e molto selezionato di personale formato anche nel paese d’origine, potenziando le politiche attive interne e favorendo il reinserimento di coloro che perdono il lavoro ma che hanno già costruito una condizione di integrazione nella nostra comunità”. È questo per Natale Forlani, direttore generale dell’Immigrazione e delle Politiche di integrazione presso il ministero Welfare intervenuto durante il convegno su “Lavoro e integrazione dei migranti” in corso a Roma e organizzato dallo stesso ministero, il futuro degli ingressi degli immigrati nel nostro Paese.
Un quadro che risponde, secondo Forlani, a quelle che sono le dinamiche occupazionali dettate anche dalla crisi. “Nei prossimi anni sarà difficile pensare ad una crescita ulteriore dell’occupazione – ha spiegato Forlani -. Avremo il problema principale di reinserire le persone immigrate, in parte lungosoggiornanti, residenti con la prospettiva di rimanere in Italia, con famiglia, che cercheranno lavoro avendolo perso, per evitare che si creino fenomeni di lavoro sommerso aggiuntivo”. Attualmente in Italia, ha spiegato Forlani, si è verificato un concomitante fenomeno di crescita dell’occupazione per quanto riguarda gli immigrati, anche se arenato ultimi trimestri, e una crescita della disoccupazione. “Il fenomeno va spiegato come un effetto di femminilizzazione del mercato del lavoro degli immigrati trascinato dai servizi alla persona che hanno continuato, anche durante la crisi, ad avere una domanda aggiuntiva – ha aggiunto -. Ma nel contempo c’è stata anche una crescita delle persone immigrate che cercano lavoro, dovuto alle ricongiunzioni familiari, alle seconde generazioni e altro. Da un lato gli immigrati hanno dato un contributo a contenere la disoccupazione generale, ma c’è stata anche una crescita nella disoccupazione”.
Fonte: www.redattoresociale.it