Detenuti stranieri in calo, nonostante il muro delle misure alternative
Dal 2008 quasi tremila detenuti stranieri in meno l’anno sul totale degli ingressi. L’analisi del Dap contenuta nel periodico “Le due città”: la crisi e la direttiva europea sui rimpatri alla base del trend negativo
ROMA – È un trend in costante discesa quello dei detenuti stranieri presenti nelle carceri italiane. Dal 2008 a oggi il calo è stato di quasi tremila unità all’anno sul totale degli ingressi, passando dai 43.099 del 2008 ai 40.073 del 2009 fino ai 37.298 del 2010 per arrivare ai 33.305 di fine 2011. Lo attesta il Dap che, nell’ultimo numero del periodico “Due città” di ottobre, cerca le ragioni del fenomeno.
“Nel 2007 gli stranieri rappresentavano il 37,48% delle presenze e il 48,50 %.degli ingressi – spiega il Dap -. Da allora le percentuali vanno lentamente diminuendo fino a superare, negli ultimi rilievi disponibili, di poco il 35% nelle presenze e il 43 % negli ingressi”. I principali motivi sono legati alla crisi economica, “che ha reso l’Italia meno attrattiva e ridotto del 40% l’affluenza complessiva degli stranieri”, e alla Direttiva europea 2008/115 sui rimpatri “che ha di fatto messo in questione la sussistenza del reato di mancata ottemperanza all’obbligo di allontanamento dal territorio dello Stato”. Infatti, gli ingressi dalla libertà per reati legati al testo unico sull’immigrazione sono passati dai 10.125 del 2008 (di cui 7.372 solo per la violazione delle norme sull’espulsione) ai 2.480 del 2011 (di cui 995 per mancato rimpatrio a seguito di espulsione). Nel primo semestre gli ingressi per violazione del testo unico sull’immigrazione si sono fermati a quota 410.
Eppure, i dati dimostrano che “ancora oggi gli stranieri sono più arrestati (e, verrebbe da dire, anche più controllati) degli italiani e, una volta condannati, restano in carcere più a lungo”. A fronte di 42.723 presenze di italiani prodotte da 43.723 ingressi (pari al 97,82%) vi sono 24.174 presenze di stranieri prodotte da 33.305 ingressi (72,58%). “Appare evidente che quella degli stranieri è una ‘detenzione di flusso’, causata o da un maggior ricorso all’arresto in flagranza di reato e alle misure cautelari personali o da un più ampio uso del carcere anche per pene temporalmente brevi”, spiega Stefano Anastasia, tra i fondatori dell’associazione Antigone. Un altro dato descrive il fenomeno: a fine 2011 i detenuti in attesa di giudizio erano il 36,98% tra gli italiani e il 47,36%tra gli stranieri. “Eloquenti anche i dati sulla pena residua – conclude il Dap -: gli stranieri in carcere con una pena da scontare inferiore ai tre anni sono nettamente preminenti rispetto agli italiani”.
Il mancato accesso alle misure alternative resta dunque uno scoglio per ora insormontabile: le ultime statistiche semestrali (30 giugno 2012) riportano 3.679 stranieri in misura alternativa contro 12.733 italiani. “Tra le possibili ragioni del calo degli ingressi c’è anche l’entrata nell’Unione europea della Romania – sottolinea il Dipartimento – che, dopo il Marocco, conta il maggior numero di presenze nelle carceri: l’acquisizione della cittadinanza europea dei detenuti romeni consente di accedere con maggiore facilità alle misure alternative.
Fonte: www.redattoresociale.it
Cari Amici
prima lo stallo e poi il calo del numero di stranieri arrestati, incarcerati e quindi presenti negli istituti governati dal DAP è un fenomeno già osservato da alcuni di noi. Ma è del tutto discutibile dire che “I principali motivi sono legati alla crisi economica, che ha reso l’Italia meno attrattiva e ridotto del 40% l’affluenza complessiva degli stranieri”, e alla Direttiva europea 2008/115 sui rimpatri che ha di fatto messo in questione la sussistenza del reato di mancata ottemperanza all’obbligo di allontanamento dal territorio dello Stato”.
(anche se è ovvio che gli ingressi dalla libertà per reati legati al testo unico sull’immigrazione sono passati dai 10.125 del 2008 ai 2.480 del 2011 e nel primo semestre gli ingressi per violazione del testo unico sull’immigrazione si sono fermati a quota 410).
Una affermazione del genere equivale a dire che ci sarebbe una proporzione aritmetica fra quantità di ingressi di stranieri e quantità di arresti e incarcerazioni (e di “criminalità” degli stranieri) … ma le stesse statistiche dimostrano esattamente il contrario : basta guardare quanti sono stati gli arrivi di stranieri in Italia dal 1990 ad oggi per verificare che : 1) il totale complessivo dei reati in Italia è rimasto quasi lo stesso o è anche diminuito (e sono fortemente diminuiti i reati gravi quali gli omicidi che come si sa sono soprattutto un “affare famigliare degli italiani”). Lo stesso tasso di arresti e incarcerazioni di stranieri è ovviamente diminuito (poiché il denominatore è considerevolmente aumentato, calcolando questo solo per i maschi di 18-65 anni regolari e irregolari -sulla base delle stime affidabili a proposito di quest’ultimi). Allora se la percentuale degli stranieri sul totale degli arrestati e incarcerati permane alto è sfacciatamente perché si riproduce la sovrapposizione di tre principali aspetti: 1) alcuni giovani immigrati -ma solo una piccola minoranza del totale- sono inevitabilmente indotti ad attività illecite se non alla delinquenza (spaccio e furti) sia perché i processi di destrutturazione culturale e sociale nei paesi di origine favoriscono le illusioni di ascesa sociale attraverso l’illecito (come del resto fanno buona parte dei politici e anche persona del pubblico impiego -vedi anche delle polizie- e personalità mediatizzate …), sia perché le possibilità di inserimento e integrazione regolare e pacifica sono ridotte quasi a nulla; 2) una parte dei giovani immigrati é oggetto di una particolare attenzione e a volte di un vero e proprio accanimento repressivo da parte di tanti operatori delle polizie e dei vari razzisti nostrani sino a una vera e propria criminalizzazione razzista che spesso colpisce anche giovani del tutto estranei a comportamenti illeciti (la discrezionalità di una parte degli operatori delle polizie diventa facilmente discriminazione e da qui si scivola facilmente verso il libero arbitrio e la criminalizzazione razzista ahinoi approvata da una parte dei cittadini italiani). Infine, la questione cruciale è che l’Italia è il paese dove per gli immigrati e soprattutto per alcuni (vedi giovani del Maghreb, dei paesi dell’Est e del sud America) c’è MENO CERTEZZA DEL DIRITTO E PIù DISCREZIONALITA’ se non libero arbitrio da parte degli attori dominanti o più forti (vedi alcuni operatori delle polizie, “caporali”, affittuari ecc). Chi protegge i rom e gli stranieri da abusi, discriminazioni, violenze e razzismo? Quanti sono le vittime di criminalizzazione razzista? Forse se si riuscisse a verificare quanti innocenti sono finiti in carcere scopriremmo che il tasso degli stranieri che delinquono è sicuramente da trenta a dieci volte inferiore a quello dei nostri politici, del personale delle polizie, della pubblica amministrazione e degli attori sociali dominanti (vedi caporalato e imprenditori delle economie sommerse).
PS: per chi fosse interessato può scaricare gratis da qui il volume sulla criminalizzazione razzista in Italia e in Europa:
http://www.agenziax.it/imgProdotti/32D.pdf
fraterni saluti
salvatore palidda
(disfor-università di genova)