Senegalesi truffati, a Milano un esercito di “irregolari inconsapevoli”
L’operazione Black eyes ha portato all’arresto di due italiani che per anni hanno contraffatto permessi di soggiorno, moduli F24, Cud, buste paga. Sono quasi 100 gli immigrati che hanno fatto emergere la rete criminale. 2,5 milioni l’indotto
MILANO – Un esercito di “irregolari inconsapevoli”. È questo l’effetto collaterale prodotto dall’operazione Black eyes condotta da polizia locale e la procura di Milano. L’inchiesta ha portato all’arresto di B. A. e R.L.U., due italiani di 51 e 61 anni, che per anni hanno contraffatto permessi di soggiorno, moduli F24, Cud, buste paga, certificati e pratiche per le sanatorie. “Di fatto, c’è un numero imprecisato di immigrati irregolari che soggiorna irregolarmente, senza nemmeno saperlo”, commenta Marco Granelli, assessore alla Sicurezza del comune di Milano. L’assessore sottolinea come ci siano state gruppi di persone che “hanno lucrato sullo stato di necessità degli stranieri” e spera che l’attenzione anche mediatica sul caso metta qualche dubbio in più agli immigrati in cerca di agenzie che li aiutino con le pratiche del permesso di soggiorno. Spesso, infatti, dietro il servizio si nasconde l’inganno.
Ma come risolvere il problema dei truffati? Al momento la norma vigente non aiuta: l’articolo 18 del Testo unico per l’immigrazione concede un permesso in automatico solo alle vittime di tratta. “Penso che una nuova normativa sull’immigrazione debba invece tenere conto di qualche forma di tutela per le persone truffate, senza pensare che tout court tutti possano avere un permesso. È un argomento che va studiato”, ragiona Granelli. Dall’assessorato, poi, confermano che l’indagine va avanti ed è ancora imprecisato il numero delle vittime.
La denuncia dell’agenzia di truffatori è partita dalla comunità senegalese di Milano. Gli immigrati sapevano dei loro traffici fin dai tempi della manifestazione alla Torre di via Imbonati, nel 2010. “È stato difficile far denunciare i ragazzi. I mediatori (per quattro di loro il gip ha ordinato misure cautelari, ndr) erano persone molto influenti e conosciute all’interno della comunità”. Così racconta Saidou Ba, educatore e anima della comunità senegalese di Milano, da 30 anni in Italia. È stato lui a seguire da vicino le denunce di quasi un centinaio di senegalesi che hanno fatto emergere la rete criminale che dal 2001 ad oggi ha prodotto un indotto che, come stima minima, si aggira attorno 2,5 milioni di euro. Ogni immigrato versava in media 2.500 euro, circa 500 per l’avvio della pratica per il permesso di soggiorno e gli altri 2.000 a suon di rinnovi e dichiarazioni dei redditi fittizie. I mediatori s’incontravano con le vittime dell’organizzazione nelle loro case, a Limbiate, Vanzago, Mariano Comense e San Donato milanese, oltre che negli internet point e nei negozi gestiti da senegalesi. Appena s’è sparsa la voce che qualcuno aveva iniziato a parlare, Saidou Ba è stato subissato di chiamate: sono circa duecento le persone che si sono rivolte a lui per mettersi in contatto con sindacati e avvocati. Da qui poi sono partite le indagini delle forze dell’ordine, a febbraio 2012. 88 immigrati sono riusciti a denunciare i malfattori e per questo hanno ottenuto un permesso di soggiorno per motivi di giustizia. Per gli altri bisognerà attendere il 13 febbraio, quando il Naga, l’associazione che sta seguendo la vicenda dal punto di vista legale, deciderà come muoversi.
Fonte: www.redattoresociale.it