Guerra del ferro a Torino, ambulanti rom e sinti in piazza. Regione s’impegna
Una ottantina di ambulanti si sono radunati di fronte alla alla regione Piemonte. L’amministrazione si impegna a mettere a punto una semplificazione delle procedure e a innalzare da 80 chili a 100 tonnellate il quantitativo di ferro e rame vendibile annua
TORINO – Sembra arrivata a una svolta la “Guerra del ferro”, il braccio di ferro tra la provincia di Torino, la regione Piemonte e i “ferramiu”, i raccoglitori di rottami ferrosi, per la maggior parte rom e sinti. I quali, negli ultimi mesi, hanno dovuto sospendere ogni attività, in seguito al giro di vite imposto dall’amministrazione provinciale per limitare i furti di rame. Questa mattina, una ottantina di ambulanti si sono radunati in piazza Castello, di fronte alla Presidenza della regione Piemonte, per una nuova protesta contro la circolare che da dicembre impone loro di dotarsi partita Iva e regolari bolle di trasporto per poter vendere ferro e rame.
“Siamo stufi” inveisce Bruno, ambulante cinquantenne di etnia Sinti. “Ormai siamo fermi da più di un mese. Se ci trovano con una partita di ferro ci confiscano il furgone, e possono farci fino a 3.100 euro di multa. Questo è assurdo: fino a due mesi eravamo perfettamente in regola; poi, da un giorno all’altro, siamo diventati dei criminali”. Con Bruno, decine di ambulanti attorniati da figli e famiglie, che per tutta la mattina hanno sollevato grandi cartelloni scritti a pennarello: “Ridateci il nostro miserabile lavoro” recitava una delle scritte. “Con questo decreto ci avete rovinato”.
Le nuove disposizioni della Provincia, che vietano alle aziende di comprare partite di rottami da ambulanti sprovvisti di partita Iva, erano state trasmesse per contrastare l’ondata di furti che aveva colpito Trenitalia, oltre a molte abitazioni private. “Ecco un’altra assurdità” prosegue Nicola, ambulante sinti sulla trentina. “Qui a Torino i furti sono continuati, e tra gli arrestati non ci sono mai stati dei Sinti: noi il ferro lo raccogliamo, non lo rubiamo”. Proprio a questa mattina risale l’ultimo arresto: due romeni di 24 e 29 anni, che avevano portato via le grondaie da una scuola materna nel quartiere Le Vallette. Anche la settimana scorsa, due giovani romeni hanno tamponato un auto della polizia mentre fuggivano a bordo di un auto carica di rame rubato.
“La gente – prosegue Nicola – tende a fare confusione tra Rom, Sinti e Romeni; e noi nel frattempo facciamo la fame. Io ho quattro figli piccoli: come gli do da mangiare, come li mando a scuola? Devo iniziare a rubare anche io? Qui nessuno ha un diploma, non lo troviamo un altro lavoro”. Mentre i dimostranti si accalcavano di fronte all’ingresso della Regione, una delegazione di ambulanti, guidati da Carla Osella dell’Associazione italiana zingari oggi (Aizo), è stata ricevuta da un gruppo di dirigenti regionali, per cercare di arrivare a un compromesso. Che sembra sia stato raggiunto alle 15 di questo pomeriggio, come rivela un comunicato diffuso dall’associazione: la regione si impegna a mettere a punto una semplificazione delle procedure per l’iscrizione nell’Albo dell’ambiente, oltre a innalzare da ottanta chili a cento tonnellate il quantitativo di ferro e rame vendibile annualmente senza partita Iva. “Speriamo che la nuova normativa sia pronta a breve – ha dichiarato la Osella –. Nel frattempo però, i Rom sono preoccupati che gli venga confiscato il materiale attualmente in loro possesso. Ci auguriamo che, dal momento in cui la delibera sarà emanata, le forze dell’ordine non possano più confiscare ciò che è di loro proprietà”.
Da dicembre a oggi, due delegazioni di ambulanti erano già state ricevute dai funzionari di Regione e Provincia, che avevano incontrato separatamente anche un gruppo di imprenditori. I nuovi divieti, infatti, hanno colpito anche loro; alcune aziende che si rifornivano dai rom sono già state costrette a chiudere, mentre molte altre lamentano flessione nel volume d’affari che arrivano a toccare il 90%
Fonte: www.redattoresociale.it