Operosa e rispettosa, ma discriminata. È la comunità Sikh in Italia
Sono circa 12 mila i migranti provenienti dal Punjab indiano, ma il gruppo più numeroso è in provincia di Latina. In un dossier, l’associazione “In Migrazione” fotografa le difficoltà di una comunità esclusa e isolata, le violenze e gli episodi di razzism
ROMA – Una presenza “silenziosa, operosa e rispettosa dell’intero genere umano”, ma costretta a vivere l’isolamento, il razzismo e un pesante sfruttamento sul lavoro. È la comunità sikh presente in Italia, migranti provenienti dal Punjab indiano, che secondo la Cgil oggi conta 12 mila persone per lo più nella provincia di Latina dove risiede la seconda comunità sikh d’Italia, per dimensioni. A loro, l’associazione In Migrazione Onlus ha dedicato il dossier “Punjab, fotografia delle quotidiane difficoltà di una comunità migrante invisibile” che denuncia le difficili condizioni di vita, i salari miseri e i diffusi fenomeni di razzismo tra quanti sono arrivati in Italia per cercare un lavoro e una vita dignitosa dopo un viaggio durato anche mesi.
Secondo l’associazione, infatti, sono più di 20 mila ogni anno i giovani della regione del Punjab indiano che migrano verso l’Europa. Un flusso migratorio, caratterizzato in larghissima parte da ingressi regolari, che negli ultimi anni ha mostrato un tasso medio di crescita annuale del 66 per cento. “Senza il contributo della comunità sikh – spiega l’associazione -, il settore agricolo, strategico per l’economia laziale, sarebbe inesorabilmente in crisi, con conseguenze economiche, lavorative e sociali gravissime per il territorio. I sikh contribuiscono alla crescita e allo sviluppo economico e sociale del territorio, tanto da innescare processi virtuosi i cui vantaggi sono evidenti”. Tuttavia, nonostante i numeri, mancano percorsi di integrazione come l’insegnamento della lingua italiana e la mediazione culturale. Isolamento che crea un terreno fertile per i fenomeni di razzismo raccontati dagli stessi migranti, intervistati da Marco Omizzolo responsabile dell’area studi e ricerche di In Migrazione Onlus.
Le testimonianze raccolte dall’associazione raccontano razzismo e violenza. Madanjeet (tutti i nomi sono di fantasia), bracciante di 36 anni e da 6 in Italia racconta:“Troppo spesso ho problemi con alcuni italiani – spiega -. Bevono birra e whisky e quando torno in bicicletta dal lavoro mi fermano con bastoni o mi fanno cadere aprendo sportello della macchina in corsa. Poi mi prendono i soldi. Mi urlano ‘sikh vieni qui, dammi i soldi per le sigarette o ti colpisco con questo bastone’. Ho ricevuto botte sulla schiena, sulle gambe e sulle mani. Un mio amico è stato colpito in testa, ha perso tanto sangue e l’ho portato al pronto soccorso”. Spesso vengono truffati dal loro stesso datore di lavoro. “Il mio ex padrone è un ladro – racconta Sukirat, bracciante di 30 anni, da 2 in Italia -. Mi ha chiesto 800 euro per fare la carta identità, lo stipendio di un mese. Ho dato i soldi ma poi niente carta di identità. Sono rimasto senza soldi per un mese. Non è giusto”.
Solidarietà e sostegno arrivano spesso solo dalla propria comunità. “Il tempio Gurudwara è un luogo di preghiera e incontro dove si usa mangiare tutti insieme, gratuitamente, e dove è possibile preservare la propria cultura e le proprie origini – spiega lo studio -. La carenza di servizi dedicati rischia però di rendere la solidarietà della comunità l’unico aiuto per la persona, trasformando la sua positività in un potenziale limite, che accresce l’isolamento”. Sono le giovani generazioni ad avvertire maggiormente l’esclusione. Come testimonia Ravi, studente di 16 anni e da 6 in Italia “A volte siamo troppo separati dagli italiani – racconta -. Pochi di noi parlano italiano e questo ci porta a escluderci, anche se non vogliamo. Siamo noi che dobbiamo imparare l’italiano, ma fino a quando vivremo solo tra noi, questo non è possibile. La mia professoressa non conosce i sikh e quando vado a scuola mi chiede qualcosa sulla mia cultura, eppure noi siamo qui da quasi trent’anni. Questo è un problema che è legato agli italiani che non fanno sforzi verso noi, ma anche ai sikh che sono troppo chiusi e non va bene”.
Fonte: www.redattoresociale.it