Rifugiati Torino: una riflessione del Direttore Migrantes
Torino – Primavera 2011, 21 mila profughi dalle coste libiche approdano in Italia. Dei 1500 presenti in Piemonte, 1300 circa erano a Torino e provincia. Arriva il 28 febbraio 2013: si chiudono le strutture di accoglienza dove erano ancora presenti 920 persone, e così nell’area torinese e in particolare nel capoluogo si riversano centinaia di persone, che si ritrovano a vivere in condizioni degradanti sulla strada. Si replica così un copione già visto, prevedibile e previsto. Oltre ai 3 edifici torinesi in precedenza occupati dai migranti che vedono una presenza di 250 rifugiati, vengono occupate due palazzine di via Giordano Bruno dell’ex Villaggio olimpico, dove da una settimana alloggiano 300 persone. Si costituisce un comitato di solidarietà con i rifugiati e mercoledì sera arriva l’appello dell’arcivescovo mons. Cesare Nosiglia: “Torino ha una feconda tradizione di accoglienza, ma non può essere lasciata sola ad affrontare una situazione che interroga ed esige l’impegno di tutta la nostra regione, oltre che dell’intero Paese”. Mons. Nosiglia aggiunge la sua voce al coro di richieste di attenzione da parte del Governo espresse dal sindaco Fassino a nome della Città e da alcuni consiglieri di minoranza in Regione. L’appello di mons. Nosiglia si affianca a quello dei profughi che hanno chiesto aiuto proprio alla Migrantes per affrontare il problema cibo.