Ravenna, Cooperative: straniero il 10 per cento dei lavoratori nell’agroalimentare e nei trasporti
Irrilevante la presenza nelle cooperative culturali. I risultati di “La porta aperta”, ricerca del Circolo cooperatori ravennati da cui emerge che le cooperative sono attente all’integrazione e che i lavoratori non percepiscono discriminazioni razziali
RAVENNA – Il 10% dei lavoratori delle cooperative attive nel settore agroalimentare è straniero. Stessa percentale anche per trasporti e logistica. È il dato che emerge da “La porta aperta: immigrazione e cooperazione a Ravenna”, ricerca promossa dal Circolo cooperatori ravennati per quantificare la presenza di persone immigrate nel sistema cooperativo della provincia e verificarne il grado di integrazione.
La ricerca è stata realizzata dal Circolo cooperatori ravennati, associazione che da 20 anni promuove i valori e i principi della cooperazione, con il contributo delle ricercatrici Doriana Togni (cooperative RicercAzione di Faenza) e Laura Gambi (cooperativa Libra di Ravenna) e ha coinvolto lavoratori e dirigenti di 12 cooperative aderenti ad Agci, Confcoopeative e Legacoop. “Riteniamo che questi dati siano importantissimi – ha detto Claudio Sangiorgi, presidente del Circolo cooperatori ravennati – per comprendere meglio la situazione occupazionale e imprenditoriale locale e per valutare come la presenza di migranti nelle cooperative si collochi nel più generale sistema economico e produttivo”.
Oltre ai settori agroalimentare e trasportoi/logistica, i cittadini di origine straniera (extracomunitari, con l’esclusione di Polonia e Romania) sono presenti nel sociale (8%, in prevalenza donne), terziario (9% di cui il 2% soci), edile e industriale (8%, quasi tutti uomini). Irrilevante la presenza nelle cooperative culturali, mentre nel credito e consumo il dato, pur numericamente rilevante, è percentualmente basso dato la vasta platea di utenti.
Dalla ricerca emerge inoltre che i lavoratori non percepiscono discriminazioni razziali all’interno delle cooperative e che queste ultime sono particolarmente attente alle esigenze di integrazione, anche se il coinvolgimento degli stranieri avviene più nelle dinamiche lavorativo-salariali che rispetto alla partecipazione alla vita associativa. Da segnalare invece l’elemento competitivo che si sta diffondendo tra i lavoratori italiani: col dilagare della crisi econoimca molte delle mansioni che in precedenza venivano trascurate dai connazionali sono divenute oggi estremamente importanti. (lp)
Fonte: Redattore Sociale