Un Ministero per l’immigrazione
Una proposta del Centro AStalli condivisa dalla Migrantes
ROMA (Migranti-press 16) – L’immigrazione non è una questione semplice. Ridurla a un problema di sicurezza significa restare indietro, culturalmente ed economicamente, rispetto agli altri Paesi occidentali. Eppure occorre registrare come la comunicazione politica e giornalistica operi semplificazioni francamente inaccettabili: troppo spesso si accostano le paure degli italiani a parole quali straniero o extracomunitario. Quando si parla di integrazione, si insiste sui doveri di tali persone, tralasciando il tema dei diritti e delle misure di accoglienza e solidarietà necessarie per un loro effettivo inserimento nella società italiana. Sotto questo profilo certamente sono preoccupanti alcune norme del cosiddetto pacchetto sicurezza: la possibilità per i medici di dover segnalare gli stranieri irregolari, la previsione di un’ulteriore tassa per il rinnovo del permesso di soggiorno, l’introduzione del registro dei senza fissa dimora. Si tratta di provvedimenti che avranno un unico risultato: quello di complicare ulteriormente le condizioni di vita degli stranieri che già sono in Italia.
Tali politiche appaiono non solo lesive dei diritti di tali persone, ma anche sbagliate rispetto agli interessi e al futuro. Si guarda a coloro che arrivano come fossero dei “disturbatori” del sistema per poi scoprire, numeri alla mano, che senza di loro il nostro sistema non avrebbe potuto reggersi. Lo scorso anno il decreto flussi ha portato ad emergere 170.000 stranieri. Le domande erano state 740.000. Sono quindi tantissimi quelli che non sono riusciti a regolarizzarsi. Tutti sono ancora qui, lavorano e danno un contributo importante all’economia del nostro Paese, ma non hanno alcun diritto. Sono in una zona grigia della vita sociale, esposti alle tentazioni della criminalità e in balia di aziende con pochi scrupoli che li prendono in nero. Se la preoccupazione era quella di garantire la sicurezza non ci sembra che questa sia la direzione giusta.
Forse è giunto anche il tempo di superare l’attuale situazione che vede il Ministero dell’Interno come unica cabina di regia di tutto il fenomeno migratorio. Perché non istituire un Ministero per l’Immigrazione capace di raccogliere le sfide che l’inevitabile processo di integrazione degli stranieri ci lancia? Un’istituzione capace di proporre ed attuare leggi che parlino di diritti, quelli di ogni persona. Perché il rigore è efficace solo in un contesto di giustizia.
17/04/2009