Calano gli immigrati: non succedeva da 12 anni
di Irene Panighetti
LA RICERCA. Il Cirmib ha evidenziato l’inversione di tendenza nella nostra provincia. Che rimane quella con la maggiore presenza di stranieri in Lombardia
Sono passati dal 13,6 al 12,6 della popolazione I romeni i più numerosi Aumentano le donne
Immigrati a Brescia? Per la prima volta dal 2001 sono in diminuzione: questo il primo dato evidenziato dall’annuario Cirmib 2013 dal titolo «Immigrazione e contesti locali» elaborato dal Centro di iniziative e ricerche sulle migrazioni di Brescia e presentato ieri all’università Cattolica. L’annuario offre le più aggiornate elaborazioni statistiche, rese ancor più precise grazie al censimento 2011, offrendo spunti di riflessione e di azione alle istituzioni ma anche alla città intera. Negli ultimi tre anni gli stranieri residenti in provincia di Brescia sono passati da 170.736 a 163.029 e la loro incidenza rispetto alla popolazione complessiva è retrocessa dal 13.6 per cento del 2011 al 12.6 del 2012. La crescita nel 2012 è stata inferiore a quella della altre provincie lombarde e alla media regionale: Brescia non rappresenta più un polo di attrazione. Tuttavia l’incidenza degli stranieri sul totale dei residenti in città (16.6 per cento) e nella provincia (12.6) è ancora molto superiore all’incidenza media in Lombardia (9.8). I numeri indicano un equilibrio di genere, ma Maddalena Colombo, direttrice di Cirmib, invita a non cadere in inganno: «Questo non è dovuto al maturare della migrazione familiare, bensì ai bilanciamenti rispetto alle provenienze: si va da una quasi totalità maschile per gli immigrati ghanesi all’opposto al femminile per le donne dalla Moldova, è dunque un equilibrio statistico». PER LE NAZIONALITÀ restano prevalenti i romeni, con 26.250 presenze (segnando una diminuzione dello 0.6 per cento), seguiti dai marocchini con 23.340 (-3 per cento), albanesi 23.280 che restano stabili come lo restano gli indiani a 18.630 mentre calano i pachistani con 17.220 (-1.5 per cento). Unico aumento per i kosovari che salgono a quota 1730. La situazione civile conferma la maggioranza di coniugati anche se aumentano le donne sole, così come si conferma il dato religioso: i musulmani sono circa il doppio (il 48,6 per cento) dei cattolici (21,8) anche se questi ultimi sono aumentati. Quanto al lavoro, l’annuario Cirmib osserva: «La manodopera straniera è stata colpita dalla crisi quasi come quella italiana ma gli immigrati vivono le conseguenze più dure in termini di diritti; eppure gli immigrati hanno più chanches di trovare un lavoro, grazie alla maggiore versatilità: la quota più alta di nuovi avviamenti al lavoro nel corso del 2012 si è verificata nei settori edilizio, meccanico, domestico e ristorazione». Nel settore della formazione la partecipazione scolastica dei minori è in aumento (+4,8) e l’incidenza percentuale degli allievi stranieri sul totale della popolazione scolastica ha raggiunto una cifra significativa: 17,1 per cento. In crescita la parte dei minori nati in Italia (le cosiddette seconde generazioni): a Brescia lo sono quasi tutti i bambini dell’infanzia che hanno genitori stranieri (83,3 per cento), due su tre quelli che frequentano la primaria e uno su tre quelli alla secondaria. LA CAPACITÀ di risparmio degli immigrati rimane stabile: questo significa, spiega Colombo, che «pur guadagnando meno, gli immigrati inviano gli stessi aiuti nei paesi d’origine, cioè sacrificano più se stessi ma non le rimesse. Cinesi, indiani, senegalesi e rumeni sono le nazionalità che inviano più rimesse». Dopo aver riassunto i dati principali la direttrice di Cirmib ha concluso con alcuni interrogativi importanti: è possibile dire che a Brescia c’è maggior disponibilità a vedere nella popolazione straniera residente una caratteristica normale della società? Possiamo andare oltre al dubbio sull’integrabilità? Oppure la crisi ci ha fatti entrare in una fase involutiva di competizione per le risorse?». L’esortazione finale è stata «cambiare prospettiva» chiedendosi non «dove va l’immigrazione, ma dove stiamo andando tutti insieme, passando dall’accoglienza alla costruzione comunitaria del futuro di tutti».
Fonte: www.bresciaoggi.it