Immigrazione:Letta annuncia revisione Bossi-Fini e Cie
(di Massimo Nesticò) (ANSA) – ROMA, 23 DIC – Enrico Letta mette la revisione della Bossi-Fini e del sistema di accoglienza nell’agenda del Governo a partire da gennaio. In via di preparazione un provvedimento – potrebbe anche essere un decreto – che abbassa dagli attuali 18 a due mesi il tempo massimo di permanenza degli immigrati nei Cie ed aumenta le commissioni che esaminano le domande di asilo per affrontare il sovraffollamento dei Cara, i Centri di accoglienza per richiedenti asilo.
Il filmato shock del Centro di Lampedusa e la plateale protesta dei migranti nel Cie di Ponte Galeria (Roma) danno così una spinta forse decisiva alla riforma della normativa sull’immigrazione. Chiesta a gran voce dalle diverse anime del Pd, da Matteo Renzi a Gianni Cuperlo. Il premier, così, nella conferenza stampa di fine anno, assicura: “non ho dubbi che la revisione della Bossi-Fini sarà uno dei temi di discussione a gennaio, mentre da subito ci metteremo al lavoro per la revisione dei Cie e del sistema di accoglienza nel suo complesso”.
Nell’ottobre scorso, all’indomani della tragedia di Lampedusa, lo stesso Letta aveva ipotizzato un confronto nel Governo sulla Bossi-Fini, non nascondendo le difficoltà derivanti dal fatto che le forze che compongono l’esecutivo hanno storicamente posizioni diverse su questo tema. Ma ora i rapporti di forza all’interno della maggioranza sono cambiati; Renzi ha impresso una forte spinta assicurando che “cambieremo la Bossi-Fini, lo garantisco”. Quindi oggi il premier ha pronunciato parole più impegnative. Prima ha ricordato la “pressione senza precedenti” dei migranti arrivati nel 2013 in Italia, più che triplicati rispetto al 2012 (43mila contro 13mila), in un “anno difficile tra tagli e spending review”. Poi ha chiarito che, comunque, “è obbligatoria una revisione complessiva del sistema di accoglienza”, il tutto “in una logica di attenzione alla sicurezza dei cittadini”.
L’ultimo riferimento intende venire incontro alle posizioni del vicepremier e ministro dell’Interno, Angelino Alfano, poco sensibile ai richiami ‘dem’ sulla necessità di rivedere la Bossi-Fini. Non a caso, oggi, uno dei ministri dell’ex Pdl, Maurizio Lupi, si è premurato di far sapere che “il Governo Letta non è il Governo del Pd” e sul tema dell’immigrazione “ci sono due concezioni diverse che si confrontano. Pensare che dal 2014 si aprano assolutamente le frontiere mi sembra che sia un errore”. Ma venerdì scorso, tracciando il bilancio di fine anno al Viminale, Alfano aveva per la prima volta aperto ad un taglio dei tempi della permanenza nei Cie. “Farlo – aveva spiegato – è nel nostro interesse. Se ci riusciremo con un efficientamento delle procedure, bene”.
Già da un paio di mesi una bozza di testo che interviene sui Cie è stata messa a punto da un tavolo costituito dal ministro dell’Integrazione, Cecile Kyenge, dal viceministro e dal sottosegretario all’Interno, Filippo Bubbico e Domenico Manzione. Ora la bozza è stata ripescata ed arricchita nel corso di una riunione oggi al Viminale. Oltre a ridurre da 18 a due mesi la permanenza massima dei migranti nei Cie, il testo punta a superare l’attuale sistema di affidamento della gestione dei Centri attuato con bandi al ribasso che portano a privilegiare in molti casi la proposta più economica a discapito dell’offerta di servizi più adeguati ed a dare respiro ai Cara, attualmente affollati da circa 10mila persone. Una delle soluzioni individuate è quella di aumentare le commissioni che esaminano le richieste di asilo, in modo da assicurare minori tempi di risposta.
Infine, Letta oggi non si è tirato indietro su un altro tema legato alle politiche dell’immigrazione: la cittadinanza. “Sono sempre stato convinto – ha detto il premier – che una normativa diversa sullo ius soli sia necessaria, non a caso rivendico la scelta di un ministro come Cecile Kyenge. Proporrò e lavorerò, dunque, perchè una riforma della cittadinanza e dello ius soli faccia parte del contratto di governo che scriveremo insieme a gennaio”. (ANSA).
Ancora un annuncio, e speriamo che sia l’ultimo. Se non si traducono gli annunci in iniziative di legge e provvedimenti governativi è meglio dimettersi, a cominciare da Cécile Kyenge, alla quale va tutta la mia stima, ma anche il mio stimolo a farsi valere di più.