Immigrati: Caritas-Acli-Astalli, superare la Bossi-Fini e i Cie
(ASCA) – Roma, 27 dic – Superare la legge Bossi-Fini ed i Centri di identificazione e espulsione (Cie) ”indegni di un Paese democratico”, passando per la concessione della cittadinanza ai figli dei migranti, per l’istituzione di un garante nazionale per i rifugiati e per il maggiore coinvolgimento del terzo settore nella macchina dell’accoglienza. Sono queste le proposte per far fronte all’emergenza immigrazione avanzate da Caritas, Acli e Centro Astalli dalle pagine del quotidiano ‘Avvenire’, nel giorno in cui riprende, dopo l’interruzione per Natale, lo sciopero della fame da parte di alcuni ospiti del Cie di Ponte Galeria (a Roma) al fine di poterlo lasciare al piu’ presto. Con i 42.000 arrivi censiti dal Viminale nel 2013, rispetto ai 13mila arrivi del 2012 le cifre sono piu’ che triplicate, anche se ancora inferiori ai 62.700 del 2011. ”Una conferma che non si puo’ piu’ parlare di stagione degli sbarchi, ma di arrivi continui”, afferma Oliviero Forti, responsabile immigrazione della Caritas nazionale. ”Percio’ – prosegue – chiediamo che resti separata dall’emergenza la gestione dello Sprar, che puo’ contare su 16mila posti per la seconda accoglienza. Occorre invece rafforzare conivolgendo il Terzo settore la prima accoglienza per evitare situazioni intollerabili nel centro di Lampedusa. Le Caritas diocesiane possono offrire un migliaio di posti”. Stessa la linea di Caritas e Acli in merito ai Cie: ”Vanno superati”. ”I Cie – sostiene Antonio Russo, responsabile nazionale immigrazione delle Associzione cristiane lavoratori italiani – sono indegni di un paese demcoratico, si sono rivelati un flop dal punto di vista umanitario e pratico, con spreco di denaro pubblico. Cambiamo subito la legge sull’immigrazione”, conclude Russo. Condivide padre Giovanni La Manna, gesuita e presidente del Centro Astalli di Roma: ”Partiamo – afferma – dalla revisione della Bossi-Fini: con un sistema legislativo dignitoso si avra’ un sistema di accoglienza dignitoso”. Due le proposte per l’immediato”. ”A Lampedusa – prosegue – ha fallito il sistema di controllo della prefettura locale. Allora – sostiene La Manna – rafforziamo le verifiche con un garante nazionale per i rifugiati. Poi diamo la cittadinanza ai figli dei migranti”.