«No ai mercanti di carne umana, i Paesi accolgano i migranti»
Il Papa all’Angelus: «Mettere al posto del prestigio il servizio». E poi sui migranti e rifugiati nella loro Giornata mondiale: «Custodire i valori delle culture di origine»
Domenico Agasso jr
Roma : «Che cosa significa per la Chiesa, per noi, oggi, essere discepoli di Gesù Agnello di Dio? Significa mettere al posto della malizia l’innocenza, al posto della forza l’amore, al posto della superbia l’umiltà, al posto del prestigio il servizio». È quanto ha detto papa Francesco oggi ai fedeli all’Angelus in piazza San Pietro. «Un buon lavoro – ha aggiunto – noi cristiani dobbiamo fare questo».
«Essere discepoli dell’Agnello – ha spiegato – significa non vivere come una “cittadella assediata”, ma come una città posta sul monte, aperta, accogliente e solidale. Vuol dire non assumere atteggiamenti di chiusura, ma proporre il Vangelo a tutti, testimoniando con la nostra vita che seguire Gesù ci rende più liberi e più gioiosi».
«Nel Nuovo Testamento – ha ricordato il Papa – il termine “agnello” ricorre più volte e sempre in riferimento a Gesù». «Questa immagine dell’agnello potrebbe stupire – ha sottolineato – infatti, un animale che non si caratterizza certo per forza e robustezza si carica sulle proprie spalle un peso così opprimente», quello di «liberare il mondo dalla schiavitù del peccato, caricandosi le colpe dell’umanità». «La massa enorme del male – ha proseguito il Pontefice – viene tolta e portata via da una creatura debole e fragile, simbolo di obbedienza, docilità e di amore indifeso, che arriva fino al sacrificio di sé». «L’agnello non è dominatore, ma è docile – ha aggiunto – non è aggressivo, ma pacifico; non mostra gli artigli o i denti di fronte a qualsiasi attacco, ma sopporta ed è remissivo».
E dopo la recita della Preghiera mariana, il Papa si è rivolto ai migranti e rifugiati: «Oggi si celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, sul tema “Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore”, che ho sviluppato nel Messaggio pubblicato già da tempo», ha detto il Pontefice.
«Rivolgo un saluto speciale alle rappresentanze di diverse comunità etniche qui convenute, in particolare alle comunità cattoliche di Roma», ha proseguito. «Cari amici, voi siete vicini al cuore della Chiesa, perché la Chiesa è un popolo in cammino verso il Regno di Dio, che Gesù Cristo ha portato in mezzo a noi. Non perdete la speranza di un mondo migliore!».
«Vi auguro di vivere in pace nei Paesi che vi accolgono, custodendo i valori delle vostre culture di origine», ha detto ancora Papa Bergoglio. «Vorrei ringraziare – ha aggiunto “a braccio” – coloro che lavorano con i migranti per accoglierli e accompagnarli nei loro momenti difficili per difenderli da quelli che il beato Scalabrini ha chiamato i mercanti di carne umana, che vogliono schiavizzare i migranti, quindi i Missionari di San Carlo, i Padri scalabriniani che tanto bene fanno alla Chiesa e si fanno migranti con i migranti».
«In questo momento – è stato l’invito del Papa – pensiamo a tanti migranti, tanti, a tanti rifugiati, alle loro sofferenze, alla loro vita tante volte senza lavoro, senza documenti, tanto dolore». E poi Francesco ha recitato con i fedeli un’Ave Maria: «In questo momento possiamo tutti insieme rivolgere una preghiera per i migranti e i rifugiati che vivono situazioni più gravi e più difficili».
Fonte: vaticaninsider.lastampa.it