“Il nostro quartiere è il nostro mondo”
di MARIA TERESA MARTINENGO
Una mostra alla Biblioteca Primo Levi racconta l’identità e lo sguardo sulla città dei nuovi torinesi
Torino: Di Barriera si parla soprattutto in negativo, per la microcriminalità, i negozi che chiudono. Ma in Barriera ci sono bambini che crescono, anche loro sono il futuro di questa città. Per questo ho voluto metterli in scena, rendere i loro sguardi protagonisti. Il bianco e nero mi ha consentito di “farli uscire dal buio”». Sabrina Pantano ha scattato decine di fotografie agli alunni della Scuola Gabelli, ai suoi alunni. Sabrina è un’insegnante precaria (di sostegno e psicoterapeuta) con la passione del ritratto. Da quattro anni è nella scuola di via Santhià. I suoi ritratti sono diventati «L’anima di Barriera: i bambini», una mostra alla biblioteca Primo Levi, preziosa per ricordarci chi siamo e che ogni vita in crescita va sostenuta e coltivata.
«Il settanta per cento dei nostri alunni è di origine straniera. Quest’anno nella sede Pestalozzi, dietro via Cigna, su tre classi prime abbiamo un solo iscritto italiano», dice Nunzia Del Vento, la dirigente scolastica. «Questo lavoro – prosegue la maestra – è nato da una festa nuova, di cui ci siamo trovati a parlare in classe: la madre di una bambina aveva ottenuto la cittadinanza italiana e l’aveva festeggiata. Da quell’avvenimento abbiamo iniziato a ragionare sull’identità dei ragazzi. Sono cresciuti qui, quasi tutti si sentono italiani. Il punto è che dobbiamo renderli partecipi di questa città, del quartiere. Così è maturata l’idea della mostra e dei pensieri che accompagnano ogni foto».
Maroua si descrive «tenace e simpatica». Poi: «Già dal nome potete capire che sono araba, ma mi sento più italiana perché sono nata a Torino». E Jalai: «Il Marocco non mi manca neanche un po’, qui sto tanto bene». E se Leila si sente «metà e metà», Lina Hu, «gentile e altruista», dice che la Cina non le manca «per ché qui ci sono cose che in Cina non ci sono». Emanuel è italiano, e siccome è figlio di un napoletano e di madre di Scafati, si sente «campano dentro». Tra loro ci sono aspiranti avvocati, poliziotti, rapper, «mister», ballerine classiche. Tutti amano Barriera di Milano, di cui vedono pregi – i parchi, il mercato, la scuola – e difetti: sporcizia, risse, schiamazzi.
«I genitori fanno di tutto per dare ai figli un futuro che non abbia le difficoltà che hanno incontrato loro. Tanti hanno aperto un negozio, un bar, altri fanno molta fatica. Vivono in case piccolissime e malandate. Ci sono bambini che vengono a scuola con le scarpe strette, la famiglia non ha i soldi per star dietro ai piedi crescono. A volte finiscono la colla: costa un euro, alla fine la compriamo noi». Così come la scuola – o anche una singola maestra – mette i 10 euro per la gita. «È dura perché di risorse non ce ne sono più di questi tempi, ma i bambini devono essere tutti uguali. Sappiamo chi va aiutato e chi no. Se vieni a scuola con un mazzo di figurine non hai bisogno, ma ci sono certe famiglie con quattro figli dove lavora solo il padre ai mercati generali, altre dove non lavora nessuno…», dice Nunzia Del Vento. Sabrina: «Li abbiamo portati al cinema, per tanti era la prima volta. Bisognava vedere le loro facce».