Perù:Vittoria dei nativi, Parlamento revoca leggi contestate dagli indios
Fonte: www.misna.org
Sono stati revocati nella notte dal parlamento peruviano i decreti 1090 e 1064, la cui introduzione aveva scatenato, a partire dal 9 aprile scorso, la protesta permanente dei popoli indigeni del Perù e che nelle scorse settimane è degenerata in violenze nelle quali sono morte oltre 40 persone e quasi un centinaio sono state ferite. Con 82 voti a favore, 12 contrari e nessuna astensione il Congresso peruviano (in una sessione speciale alla quale hanno partecipato anche una trentina di capi nativi della comunità Ashanika) ha cancellato i decreti, approvati dal governo di destra del presidente Alan Garcia nei mesi scorsi all’interno di un pacchetto di un centinaio di norme necessarie per adeguare la legislazione peruviana al Trattato di libero commercio (Tlc) con gli Stati Uniti. I decreti in questione, che regolano l’uso e lo sfruttamento delle risorse idriche e naturali (a cominciare dal petrolio) della selva amazzonica peruviana sono stati respinti da tutte le 65 etnie indigene peruviane. I popoli originari hanno denunciato di non essere stati consultati sulle due leggi (come previsto da numerosi trattati interni e internazio0nali sotoscritto da Lima), denunciando la minaccia gigantesca che i decreti rappresentano per l’ambiente e la sopravvivenza degli indigeni. Poco dopo l’approvazione della revoca, l’Associazione interetnica di sviluppo della selva peruviana (Aidesep, che raccoglie le 65 etnie indie del paese) ha sospeso la protesta, annunciando la rimozione dei blocchi stradali e fluviali allestiti a partire dal 9 aprile scorso. Mercoledì notte, in un discorso televisivo alla nazione, il presidente Garcia aveva fatto autocritica, invitando le popolazioni indigene a “ripartire dall’inizio” e ad avviare un “nuovo dialogo”. Nelle prossime ore si attendono le dimissioni del primo ministro Yehud Simon, il quale nei giorni scorsi aveva annunciato la sua uscita dal governo non appena si fosse risolta la questione delle proteste indigene. Anche all’interno del governo, infatti, si sono levate molte voci critiche per il tentativo di alcuni esponenti dell’esecutivo e dei vertici dell’esercito di stroncare la protesta indigena con la forza. Tentativo che ha portato alle violenze di inizio giugno nella zona di Curva del diavolo, nell’area di Bagua, un migliaio di chilometri a nord di Lima verso il confine con l’Ecuador. [MZ]