“ C’è pregiudizio incontratevi e vi capirete”
Fonte: La Stamppa Torino
Don Fredo Olivero, direttore della Pastorale Migranti diocesana, grande esperto di immigrazione, impegnato da mesi nel l’aiuto ai profughi somali, eritrei, etiopi e sudanesi dell’ex clinica San Paolo è convinto che la gente protesti per ché «non sa di chi parla».
Fredo, ma questa non era la città della carità, dei Santi sociali?
«L’atteggiamento degli abitanti della precollina deriva da mancanza di conoscenza e dalla paura di perdere privilegi, tranquillità. È pregiudizio: se si potesse organizzare un incontro, chi teme i profughi si accorgerebbe che si tratta di giovani adulti che cercano solo di costruirsi una vita. Sono si tutti laureati e molti, se potessero, non si fermerebbero a Torino: andrebbero dai parenti nel Nord Europa. Ma la gente che ha protestato non rappresenta certo tutta la città: per i profughi sono impegnate ben 30 associazioni. Dai Vincenziani alla Pastorale Migranti, dall’Ama Mater al Gruppo Abele ai centri sociali. Tutti continueranno ad aiutarli nelle piccole e nelle grandi cose, dal cibo alle visite mediche, all’integrazione».
C’è chi pensa che 200 persone in difficoltà siano troppe insieme, che creare concentrazioni del genere sia sbagliato e che ovunque, non solo in collina, il loro arrivo creerebbe disagio.
Dividerli in gruppi più piccoli non aiuterebbe il loro inserimento?
«Penso che se venissero divisi in 5 gruppi ci sarebbero 5 rivolte. Comunque oggi non sono più 200, ma molto meno. E le nostre associazioni hanno un programma per cui entro fine luglio 40 saranno sistemati con casa e borse lavoro a Torino e in altri comuni disponibili ad accoglierli, come Alba Settimo, Giaveno. Ne resteranno 100-120, gli abitanti di un condominio Sistemati in un luogo con servizi igienici e spazi adeguati, diventeranno un qualsiasi condominio».
L’assessore regionale al Welfare, Angela Migliasso, ieri ha precisato che la soluzione via Asti, Individuata dalla Prefettura e quindi dal governo, è provvisoria e che la caserma avrà un presidio per cui entreranno solo i rifugiati certificati. Alla clinica San Paolo pare che entrasse chi voleva…
«Non è vero, noi eravamo lì, anche di notte, e lo sappiamo. A volte i profughi ricevono visite di parenti che poi se ne vanno. Io mi auguro che in via Asti non ci siano agenti».
Perché?
«Quelle persone hanno patito molte sofferenze a causa delle forze dell’ordine libiche e di altri paesi… Vivranno tranquillamente, molti andranno a scuola. E via via, grazie ai 500 mila euro europei ottenuti per un progetto finalizzato alla loro integrazione, saranno inseriti in case, verranno assegnate loro borse lavoro. Tra gli uomini quelli soli sono una decina, il resto sono famiglie. Ieri ho contato una trentina di donne e bambini. Entro la prossima primavera pensiamo che tutti possano trovare collocazione e la caserma sarà restituita».
[M.T.M.]