Mons. Montenegro: la GMM contribuisca a “diffondere una nuova cultura dell’incontro”
Roma – “Nelle nostre comunità, in questo nostro Paese che soffre per molte crisi (economica, politica, culturale), la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato possa contribuire a diffondere una nuova cultura dell’incontro, una politica capace di mettere sempre al centro la povera gente, un’economia che sappia interpretare l’esigenza della gratuità e della condivisione”.
E’ quanto ha auspicato questa mattina il neo cardinale Francesco Montenegro, Presidente della Commissione CEI per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes, presentando la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebrerà domenica prossima. “Non nascondo – ha detto – la mia emozione, perché questa Giornata viene a pochi giorni dalla scelta di Papa Francesco di annoverare tra i nuovi cardinali la mia persona: un segno di stima all’impegno delle Chiese di Sicilia e della Chiesa italiana per i migranti”.
Per Montenegro “se nel messaggio della Giornata Mondiale della Pace 2015 Papa Francesco ha portato l’attenzione al tema della fraternità, quale categoria fondamentale nella vita della Chiesa e della società, condannando ogni nuova forma di tratta e di schiavitù moderna”, nel messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato di quest’anno, Papa Francesco, oltre a ricordare ancora le povertà e le schiavitù, “il vergognoso e criminale traffico degli esseri umani” richiama “l’impegno della Chiesa a vivere la propria maternità”, allargando “le sue braccia per accogliere tutti i popoli”.
Dal tema della maternità della Chiesa – spiega il presidente di Migrantes – il Papa deduce come per la Chiesa “non esistono frontiere” e come “nessuno va considerato inutile, fuori posto o da scartare”. Letta con lo sguardo ai migranti, il tema di una Chiesa madre, senza frontiere, diventa – ha sottolineato – anzitutto “la necessità per le nostre comunità di condividere il viaggio di molti migranti, oggi anche forzatamente in cammino”. Nelle nostre comunità – aggiunge – “assistiamo ancora a gesti e segni di diffidenza e ostilità che alimentano sospetti e pregiudizi che ci tengono – ricorda il Papa ‘dalle piaghe del Signore’, quali possono essere considerati i migranti in fuga da guerre e violenze”. Affermare la maternità della Chiesa – ha quindi concluso Montenegro – chiede anche “la capacità di condividere le risorse con i più poveri, e tra essi oggi certamente i migranti forzati”. E questo richiede “allargare gli impegni di solidarietà, di cooperazione allo sviluppo, accompagnati da percorsi di condivisone tra persone di origini e culture differenti”.
Fonte: www.migrantesonline.it