Le Langhe si ribellano ai caporali del Barolo: “Noi non siamo così”
di PAOLO GRISERI
Un gruppo di imprenditori denuncia il fenomeno: “Basta manodopera straniera pagata 3 euro l’ora”
CUNEO – Luigi la racconta con la schiettezza delle Langhe di una volta, quando erano i contadini piemontesi a lavorare e imprecare perché “la terra è bassa”, come diceva Agostino nella Malora di Fenoglio. Racconta quella storia perché lui, produttore e oggi benestante, non accetta lo scandalo. Quella scena gli fa ancora ribollire il sangue: “Ci dovremmo vergognare, e molti, per fortuna, lo stanno facendo. Non dobbiamo consentire che siano poche mele marce a gettare discredito su questa terra”.
“Erano lì, a un centinaio di metri dalla mia finestra. Due donne, non più giovani, due delle tante che insieme ai mariti arrivano a decine al mattino presto del sabato per “sfemminellare”, per togliere le gemme non maturate dal tralcio delle viti del mio vicino”. Un lavoraccio. Una cosa da schiavi se lo fai per dieci ore, sotto il sole, pagato in nero 3 euro all’ora. “Le due donne sono venute giù, cadute per terra una dopo l’altra, svenute a distanza di dieci minuti. Schiacciate dalla fatica, dal caldo e forse dal viaggio in pullman che avevano fatto per arrivare fino a qui. Sono macedoni, come migliaia di altri. C’è chi accetta di pagarli una miseria. Guadagnandoci una fortuna. Sono pochi ma sono produttori come me. Gente come me. Che ha cominciato da zero negli anni ‘80. Eravamo tutti ragazzi, molti di sinistra, senza un quattrino. Abbiamo messo le bottiglie di vino nella valigia e abbiamo cominciato a girare il mondo per venderle. Oggi produciamo il Barolo, il Dolcetto, vini doc che certe volte arrivano a costare 200 euro alla bottiglia. Con che faccia qualche furbo paga 3 euro i braccianti?”.
Quello di Luigi è un racconto agghiacciante. Forse per questo preferisce non farsi chiamare col suo vero nome. Ma è anche il possibile inizio di una riscossa “perché solo noi produttori possiamo bloccare tutto questo. Anche perché, per fortuna, chi sfrutta la gente in quel modo, è una minoranza. La Langa è sana”.
Fonte: m.repubblica.it