Regolarizzazione di colf e badanti straniere: più luci che ombre nella procedura terminata alla mezzanotte di ieri.
Fonte: www.immigrazioneoggi.it
300mila domande malgrado gli handicap iniziali di un provvedimento indirizzato soltanto al lavoro domestico e che escludeva l’autodenuncia. Il ministro Maroni esclude una riapertura dei termini.
Si è conclusa la regolarizzazione di colf e badanti alla mezzanotte di ieri, sapremo quest’oggi il numero definitivo delle domande presentate che dovrebbe aggirarsi intorno a quota 300mila. Fin dai giorni scorsi si sono intensificate le richieste di una proroga dei termini di presentazione o addirittura di una nuova regolarizzazione. Voci messe definitivamente a tacere ieri dal Ministro dell’Interno, Roberto Maroni.
Pur in mancanza di un dato definitivo ed avvalendoci delle ultime rilevazioni disponibili alle ore 13 di ieri – con 275mila domande trasmesse e 333mila moduli scaricati – possiamo fare alcune considerazioni.
La procedura non è stata fallimentare. Benché continuino le voci di insoddisfazione da parte di molte organizzazioni, saranno molti gli stranieri che verranno assunti e potranno “emergere” con la dignità di lavoratori e cittadini.
Si tratta di un numero notevole, pari al 13% del totale della forza lavoro straniera ed a un quinto della forza lavoro proveniente da paesi extra UE; un decimo del totale dei cittadini extracomunitari presenti in Italia.
Una procedura che, a nostro parere, va letta in chiave positiva non ultimo anche per il funzionamento della macchina organizzativa del Viminale che ha risposto perfettamente.
I numeri. È questo l’elemento che ha caratterizzato più di tutti le critiche degli ultimi giorni. Benché nei primi documenti ufficiali del Governo si ragionasse su numeri addirittura inferiori (250mila), erano molte le organizzazioni – su tutte Acli Colf e Domina, associazione dei datori di lavoro domestico – che parlavano di mezzo milione di domande, se non di più.
Prendendo a riferimento i recenti decreti flussi, possiamo invece affermare che il numero delle domande è in linea con le richieste del mercato.
Innanzitutto occorre riferirci al numero di domande presentate per il Decreto Flussi 2007. Esse sono state 655 mila per tutte le tipologie di lavoratori, e circa 380 mila per lavoro domestico.
Di queste ne sono state soddisfatte 90/100 mila nelle quote 2007 e 150 mila erano in programma per le quote 2008 (procedura terminata solo nelle province più piccole), con flussi interamente dedicati a questo settore lavorativo.
Considerando che non tutte le richieste erano per lavoratori già presenti irregolarmente e che il decreto è stato utilizzato, specie da datori stranieri, per favorire l’ingresso di congiunti ed amici, possiamo supporre che gran parte della domanda di manodopera espressa in quell’occasione (parliamo del dicembre 2007) sia stata soddisfatta. Un dato questo che trova conferma anche dai responsi provvisori della regolarizzazione, da cui emerge che soltanto il 9% dei datori di lavoro ha presentato congiuntamente alla domanda anche la richiesta di cancellazione dal decreto flussi.
Un’ulteriore considerazione merita di essere fatta in merito alla reale esigenza del mercato del lavoro: è noto che si tratta di un comparto in cui sono scarsi i controlli amministrativi e diffuso è il “nero”. Un mercato in cui non esistono stime di fabbisogno, come invece avviene per le aziende con gli studi Excelsior da cui si determinano i flussi.
Sicuramente 300mila domande lasceranno un certo numero di lavoratori nell’irregolarità, a nostro parere si tratta di un numero non così alto quale quello fornito dalle organizzazioni, ma che difficilmente sarebbero rientrati nella procedure con le regole indicate.
Qui veniamo ai veri punti critici del provvedimento, quelli che a nostro parere ne hanno viziato l’efficacia fin sul nascere: il non considerare i lavoratori autonomi, le “cosiddette partite Iva”, che nel caso del lavoro domestico sarebbero potute essere molte e il fatto di essere indirizzato soltanto all’assistenza familiare escludendo le altre categorie di lavoratori.
È noto che nel lavoro domestico sono molti gli addetti che operano per più datori, lavorando anche un solo giorno a settimana per differenti famiglie. Per questi era importante prevedere una forma di autodenuncia con successivo inquadramento come lavoratori autonomi.
Sul secondo punto (l’apertura della regolarizzazione a tutti i settori lavorativi) ci siamo espressi più volte scrivendo anche che si tratta di una forma di discriminazione, ancor più ingiusta se confrontata alla sanatoria dei capitali all’estero approvata ieri dalla Camera.
Senza dilungarci su questo, crediamo però che tale decisione abbia anche influenzato negativamente il provvedimento che si è appena concluso.
Quanti dei lavoratori che emergeranno sono realmente colf e badanti? Quanti invece regolarizzati con un espediente e pronti a cambiare contratto dopo aver ottenuto il permesso di soggiorno?
Importante sarà conoscere anche il numero di datori di lavoro stranieri (nel decreto flussi erano il 45% per il lavoro domestico) e vedere se anche in questo caso sia stata utilizzata la procedura di emersione per favorire ingressi di amici e congiunti. A ben vedere, accanto alle domande di assunzione di cittadine ucraine e moldave tradizionalmente votate a questo lavoro, è notevole la presenza di lavoratrici marocchine e cinesi finora quasi assenti in questo comparto.
Nei prossimi mesi vedremo – tecnicamente per l’Inps è facile da monitorare – quanti rescinderanno i contratti dopo aver ottenuto il permesso e quanti cambieranno lavoro. Solo allora potremo dare un giudizio definitivo sul provvedimento.
(Alberto Colaiacomo)