Migranti, il modello Torino conquista i tedeschi: “Qui diventano cittadini”
foto: “Il campo della Croce Rossa di Settimo ”
Delegazione dei coordinatori profughi di Amburgo e Colonia sotto la Mole
di FRANCESCA BOLINO
“Siamo rimasti molto colpiti dalle realtà di accoglienza che abbiamo visitato a Torino, ovvero l’edificio religioso di via Madonna delle Salette (una struttura parrocchiale di proprietà della Curia che è stata occupata occupata dai profughi dell’ex Moi) e il campo della croce rossa a Settimo. Ciò che ci ha sorpresi di più è la creatività con cui qui si affrontano questi problemi e il modello di autogestione dei migranti stessi”. Hendrikje Blandow-Schlegel membro del partito social democratico tedesco e deputata della SPD nel parlamento della città di Amburgo e rappresentante della società civile, Hans-Jürgen Oster coordinatore dei profughi della città di Colonia e Anselm Sprandel coordinatore dei profughi della città di Amburgo hanno partecipato ieri alla tavola rotonda “Voce del verbo accogliere” organizzata dal Goethe-Institut Torino in collaborazione con il Fieri.
Una giornata pensata per conoscere e mettere a confronto i diversi sistemi e pratiche in merito all’accoglienza dei migranti.
Due situazioni diverse in Italia e in Germania, se pensiamo che la prima è il paese oggi di primo ingresso e poi di destinazione mentre la seconda è il maggior paese di destinazione. Nel 2016 fino al mese di settembre sono arrivati 213.000 richiedenti asilo in Germania (890.000 in totale nel 2015). Mentre in Italia nel 2016 fino al 31 ottobre sono arrivati 159.432 profughi via mare.
“Colonia e Torino sono città gemellate da moltissimi anni. Ci sembrava giusto utilizzare questo momento di confronto su un tema di grande interesse come l’accoglienza per capire cosa di più si può fare e per far interagire due realtà come quella italiana e tedesca che sono più esposte” racconta Jessica Kraatz Magri direttrice del Goethe-Institut.
“A Torino abbiamo capito che le vie d’uscita per un problema così complesso come quello dell’accoglienza possono essere molte. E che il ruolo della società civile è fondamentale. Piccoli progetti come quello per esempio di Settimo, rispetto ai progetti della città di Amburgo possono raggiungere obiettivi concreti. Da una situazione di emergenza può nascere armonia tra le parti. Mi riferisco alla casa del quartiere di San salvario: una realtà nel cuore della città, messa a disposizione dal comune ma animata dagli abitanti” racconta Hendrikje Blandow-Schlegel che ad Amburgo ha sostenuto fortemente la nascita di un centro di seconda accoglienza nel cuore elegante della città.
“Ciò che Settimo ha costruito nel tempo è davvero interessante: sono riusciti non solo ad accogliere così tante persone ma anche a restituire loro una progettualità individuale. A livello europeo, per le politiche di accoglienza, i migranti sono considerati un oggetto di cura, di formazione, di tutele, di diritto. Qui a Settimo sono riusciti a diventare soggetti che agiscono per se stessi e per altri individui. Si danno da fare in prima persona. Una vera e propria presa di coscienza.
Torneremo in Germania sperando che le amministrazioni pubbliche impareranno ancora di più a essere creativi e a percorrere strade non convenzionali” raccontano.
E ancora. Il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (Sprar) che Settimo ha messo in pratica e che prevede un contratto individuale tra il singolo profugo e la struttura “è una soluzione davvero esemplare e responsabilizza ambedue le parti”.
Per chiudere. Proprio oggi il sindaco di Colonia, a un anno dai fatti dello scorso capodanno, ha presentato il nuovo piano di sicurezza: più polizia, più luce, un sistema di protezione e controllo vicino al Duomo. “La gente verrà ugualmente a festeggiare, ma più sicura” dice Oster.
Fonte: torino.repubblica.it