Ricollocamenti: ultimatum dell’UE
Bruxelles – La Commissione Europea a giugno aprirà finalmente procedure d’infrazione contro Polonia e Ungheria che rifiutano di applicare il programma di ridistribuzione di richiedenti asilo da Italia e Grecia. Ad annunciarlo è stato ieri il Commissario Europeo alla Migrazione, Dimitris Avramopoulos, mentre un rapporto del Parlamento Europeo boccia l’intero sistema degli hotspot, i centri di identificazione e registrazione dei migranti con il sostegno di agenzie UE cuore del programma di ridistribuzione, con pesanti critiche all’Italia.
«Il numero delle persone ricollocate dall’inizio del 2017 ad oggi – ha detto Avramopoulos – è quasi uguale a quello dell’intero 2016». Al 12 maggio siamo a 18.418 ricollocamenti (5.711 dall’Italia e 12.707 dalla Grecia). Certo, siamo lontani dalla cifra di 160.000 ma, sottolinea la Commissione, «considerato che il numero totale di persone ammissibili alla ricollocazione presenti nei due Paesi è di gran lunga inferiore a quello previsto», completare il programma entro settembre 2017 «è senz’altro possibile». Per farcela, bisogna accelerare ancora, e per questo Bruxelles passa alle maniere forti con Polonia e Ungheria (ci sarebbe anche l’Austria, che però si è impegnata ad accogliere primi 50 richiedenti asilo dall’Italia). «Se non ci saranno stati progressi entro giugno – ha detto Avramopoulos – avvieremo procedure». Anche l’Italia, però, ha aggiunto, «deve accelerare la registrazione e l’identificazione dei richiedenti asilo ammissibili al ricollocamento. In aggiunta ai 2.500 candidati alla ricollocazione attualmente registrati in Italia dovrebbero essere presto registrate 700 persone e gli oltre 1.100 eritrei che sono arrivati nel 2017».
Ben più duro è il rapporto del Parlamento Europeo, che sarà votato domani a Strasburgo. Il testo accusa certo la scarsa solidarietà di tanti Stati membri e chiede un sistema centralizzato Ue di ridistribuzione e gestione dell’asilo. Soprattutto, però, boccia il sistema degli hotspot, il quale «ha ostacolato il ricollocamento», anzitutto perché il focus «si è spostato sul controllo migratorio (e cioè impedire la migrazione irregolare e procedere alle espulsioni, ndr) in un modo che ha fatto crescere gravi violazioni dei diritti fondamentali». Complessivamente, «gli hotspot non hanno aiutato ad alleviare la pressione su Italia e Grecia, al contrario hanno aumentato l’onere». Tra i punti più contestati è il fatto che gli hotspot non prevedono nuovi centri di accoglienza, ma si basano su quelli già esistenti, ormai del tutto insufficienti, con lunghissime attese in strutture sovraffollate, scarsa tutela per i minori, e inevitabile frustrazione dei migranti, molti dei quali come possono spariscono.
In Italia i richiedenti asilo che potrebbero essere ricollocati spesso mancano di informazioni, come manca un quadro normativo chiaro, si legge. Spesso le impronte sono prese con la forza, il rapporto cita testimonianze «credibili» che parlano di «percosse, privazione di servizi di base, cibo, acqua, detenzione arbitraria». Inoltre le procedure di identificazione della nazionalità diventa «una forma sommaria e iper-accelerata» di scelta di chi potrà chiedere asilo o sarà espulso, in genere ad opera di «agenti di polizia non addestrati e non competenti» in materia. «Queste pratiche – tuona il rapporto – equivalgono a espulsioni di massa». Il documento denuncia inoltre la scarsa cooperazione sia tra agenzie italiane, sia tra queste e quelle Ue e le Ong, senza gerarchie e priorità chiare, che porta a lungaggini, duplicazioni, trasferimenti da un posto all’altro dei migranti. Insufficienti pure uomini e mezzi delle agenzie Ue, anche in questo gli Stati non mantengono gli impegni. «La mancanza di precisi meccanismi di monitoraggio – avverte ancora il documento – da parte di attori indipendenti rende l’intero sistema sospetto e non trasparente». Per risolvere la situazione, avverte il documento, ci vorrà miglior coordinamento, chiari punti di riferimento per i migranti, migliori strutture di accoglienze e tutela dei diritti. (Giovanni Maria Del Re – Avvenire)
Fonte: www.migrantesonline.it