in 200mila contro il razzismo di governo
Di P. Giorgio GHEZZI
ROMA-ADISTA. In duecentomila, il 17 ottobre, hanno manifestato a Roma contro le politiche razziste del governo Berlusconi: insieme ai tantissimi cittadini, anche rappresentanti dei partiti della sinistra extra-parlamentare, di Cgil, sindacati di base, associazioni antirazziste e gruppi cattolici di base, uniti per opporsi alle nuove leggi anti-immigrati recentemente approvate dalla maggioranza parlamentare di centro-destra (v. Adista n. 96/09).
Quasi una manifestazione nella manifestazione è stata quella del Movimento migranti e rifugiati di Caserta, animato dai militanti del centro sociale Ex-Canapificio, ma anche dai padri comboniani di Castel Volturno e dai sacramentini di Casa Zaccheo: al termine del corteo in tremila si sono fermati nella capitale, ospitati per due notti in alcune parrocchie e centri sociali della città. La domenica sono stati in presidio permanente a piazza Bocca della Verità e hanno celebrato un’eucaristia della basilica dei Ss. Apostoli, con il comboniano p. Giorgio Poletti. Il lunedì il presidio si è spostato davanti palazzo Chigi – dove sono intervenuti, fra gli altri, il deputato del Partito democratico Jean-Léonard Touadi e la radicale Emma Bonino – incontrando il prefetto Mario Morcone, capo del Dipartimento Libertà Civili e Immigrazione del ministero dell’Interno, e il capo segreteria del presidente della Camera Gianfranco Fini.
Sul tavolo diversi punti all’ordine del giorno: la possibilità di estendere la regolarizzazione non solo alle badanti ma a tutte le categorie di lavoratori o almeno ad altre categorie per le quali maggiormente viene utilizzata manodopera straniera; una proroga della regolarizzazione in corso e una deroga al reddito minimo richiesto dei 20mila euro, che di fatto esclude molte famiglie soprattutto delle zone più povere d’Italia; la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno per quei lavoratori e lavoratrici che si sono visti rifiutare la richiesta di regolarizzazione dal proprio datore di lavoro e che continuano a lavorare presso di lui; una maggiore attenzione da parte delle Commissioni territoriali ai casi particolari dei richiedenti asilo; l’approvazione in tempi rapidi del regolamento attuativo sulla nuova procedura per i richiedenti la protezione internazionale, che chiarisca i tanti punti ancora oscuri che determinano una notevole compressione del diritto d’asilo; la ricezione, da parte dell’Italia, della direttiva europea che assegna un permesso di soggiorno speciale agli immigrati che denunciano il datore di lavoro che li tiene in nero. “Su alcuni di questi punti, come il riesame dei casi di molti richiedenti asilo da parte delle Commissioni terrioriali, è stata trovata una convergenza, almeno a parole, con i rappresentanti delle istituzioni, sugli altri si vedrà”, spiega ad Adista Mimma D’Amico, del centro sociale Ex-Canapificio.
Per approfondire i temi della manifestazione e per una valutazione del ruolo della Chiesa e dei gruppi eccelsiali di base, Adista ha intervistato, a margine della manifestazione, p. Giorgio Ghezzi, uno dei tre sacramentini di Casa Zaccheo, a Caserta.
Come è andata la manifestazione?
La manifestazione è andata bene, per il grande numero di partecipanti e per le moltissime nazionalità presenti, tutte unite per contrastare questo clima sempre più di sospetto e di paura nei confronti degli immigrati. Insieme al Movimento dei migranti di Caserta poi abbiamo deciso di fermarci oltre la giornata del sabato, per continuare la pressione sul mondo politico e per incontrare alcuni rappresentanti delle istituzioni, con l’obiettivo di portare a casa anche qualche risultato concreto relativo sia all’estensione della regolarizzazione sia alla risoluzione dei piccoli problemi locali – che però spesso sembrano insormontabili – dei richiedenti asilo politico.
Ti sembra peggiorata la vita quotidiana degli immigrati dopo l’approvazione del Pacchetto Sicurezza?
Sì. Premesso che il principio ispiratore del pacchetto sicurezza è immorale – cioè quello per cui il clandestino è automaticamente un criminale –, sono cambiate in peggio molte cose della vita degli immigrati: hanno paura ad andare in ospedale o di iscrivere i figli a scuola, anche se di per sé potrebbero; hanno paura, soprattutto gli uomini, a riconoscere un figlio appena nato; si ha paura anche ad entrare in un phone-center per telefonare a casa, dal momento che viene richiesto un documento, per non parlare poi delle retate mirate delle forze dell’ordine a caccia di immigrati clandestini. Insomma tante piccole situazioni che tocchiamo con mano, a Castel Volturno, a Caserta e in altre zone, che negano la normalità di vita a questi nostri fratelli.
Da parte della Chiesa, dopo le prime prese di posizione in seguito soprattutto agli affondamenti dei barconi nel Canale di Sicilia e ai respingimenti, ti sembra che l’impegno contro questa legislazione sia rimasto forte oppure si sia affievolito?
Mi sembra che da parte delle gerarchie ecclesiastiche, tranne qualche eccezione, ci sia un ritorno alla parola d’ordine della prudenza. Non è un caso che alla manifestazione di oggi le grandi sigle e le grandi associazioni non abbiano aderito, dalla Caritas Italiana alla Fondazione Migrantes fino a Sant’Egidio. Mentre, nel nome del Vangelo, io credo che la tensione non debba diminuire e anzi ci si debba muovere in direzione della denuncia e della disobbedienza civile, come peraltro stanno continuando a fare molti gruppi della Chiesa di base. (luca kocci)