Cie Torino I :“Pestaggi, minori, famiglie distrutte dai rimpatri forzati
Articoli presi e pubblicati per la gravità dei fatti al Cie di Torino Dal sito www.redattore.sociale.it
“Pestaggi, minori, famiglie distrutte dai rimpatri forzati: dopo Modena, Roma e Crotone, continua l’inchiesta di Redattore Sociale sui centri di identificazione e espulsione. Mentre Torino si prepara al raddoppio del Centro, ecco le storie delle vittime del giro di vite contro gli irregolari.
1 Cie Torino: parlano gli immigrati che tentarono la fuga il 28 settembre
“Ci hanno picchiato come le bestie”. Fermati dagli alpini di guardia al Cie, arrestati e denunciati per resistenza a pubblico ufficiale: oggi sono sotto processo
TORINO – Fuga, pestaggio e denuncia per resistenza a pubblico ufficiale. Si potrebbe sintetizzare così la vicenda dell’ultimo importante tentativo di evasione dal centro di identificazione e espulsione (Cie) di Torino. È il 28 settembre 2009. Sono da poco passate le 23.00, e durante il trasferimento dalle sezioni all’infermeria per la distribuzione degli psicofarmaci, un gruppo di una ventina di reclusi riesce a scappare dai cancelli delle sezioni. Solo quattro di loro però riescono a avvicinarsi al muro di cinta, dal lato di via Monginevro. E di loro soltanto uno riesce a scavalcare. Gli altri vengono presi dagli alpini di guardia al Cie, tratti in arresto e denunciati per resistenza a pubblico ufficiale. Fin qui la versione ufficiale. A tre settimane di distanza dai fatti però, Redattore Sociale è riuscito a parlare con i tre protagonisti della fuga, che nel frattempo sono stati scarcerati e riportati al Cie di Torino. Quella sera – raccontano – furono ammanettati e pestati dai militari di guardia al Cie. Loro sono un ragazzo tunisino, Adel, un algerino, Amin e un senegalese nato in Francia, Mustafa.
Adel è alto un metro e novanta. Ha 32 anni, è cresciuto a Hammamet e vive in Italia da quando aveva 20 anni. È arrivato qui nel 1997, sbarcato senza documenti sull’isola di Pantelleria. Abitava a Milano da cinque anni, dove lo hanno fermato durante un banale controllo dei documenti. Non ha precedenti penali. Lavorava come carpentiere per un connazionale, Ahmed Mansour, in nero. Mi mostra i calli sulle mani. Poi tira su i pantaloni per mostrarmi i lividi delle manganellate, ormai sono quasi scomparsi, ma ancora si intravedono, sulla coscia e sulla caviglia. Racconta che quella sera li misero con la faccia a terra e le manette ai polsi dietro la schiena. C’erano una decina tra militari e poliziotti. “Ci hanno picchiato come le bestie”. Chiedo agli altri detenuti. Confermano la versione. Hanno visto tutti, il pestaggio è avvenuto di fronte alla sezione blu. Ma a pagare non saranno i militari protagonisti delle violenze, bensì loro tre. Adil e gli altri infatti, dopo quattro giorni di carcere, sono stati denunciati per “resistenza a pubblico ufficiale”. Il processo per direttissima è già partito. L’udienza è fissata per il 20 novembre. Tuttavia i provvedimenti di espulsione non sono stati sospesi, e i tre potrebbero essere rimpatriati da un momento all’altro. (vedi lanci successivi) (gdg)
2. Cie Torino: reclusi anche due minorenni Loro si dichiarano minorenni, ma secondo la lastra del polso sono maggiorenni. Un avvocato ha fatto ricorso. Già liberato il primo ragazzo diciassettenne. Per l’altro, di soli 15 anni, il Tribunale ha autorizzato una nuova perizia
TORINO – La legge italiana sull’immigrazione vieta le espulsioni di minori. Eppure nei centri di identificazione e espulsione (Cie) i minori continuano a finirci. Anche al Cie di Torino. Nell’ultimo mese è successo due volte, a due ragazzini marocchini. Entrambi arrestati in flagranza di reato e trasferiti a Corso Brunelleschi con una denuncia a piede libero. Il primo si chiama Mahdi, 17 anni e una denuncia per false generalità. Il secondo è Yosief, 15 anni, una denuncia per spaccio e un’altra per furto. A difenderli è l’avvocato Pier Franco Bottacini. Che è riuscito a far uscire Mahdi e ci sta provando con Yosief.
Sono entrambi ragazzi soli, arrivati in Italia da adolescenti e finiti in giri di microcriminalità più grandi di loro. Mahdi l’hanno arrestato il 19 agosto scorso, per aver fornito false generalità. Al momento dell’arresto, il test del polso, che consiste in una radiografia che verifica lo stato di calcificazione delle ossa, ha sancito la maggiore età del ragazzo, che quindi è stato scarcerato, con un processo pendente, e inviato al Cie torinese. L’8 settembre l’avvocato Bottacini ha depositato il ricorso contro l’espulsione. Il giudice di pace ha accettato di rifare il test del polso soltanto dopo che la difesa – in collaborazione con l’ufficio minori del Comune di Torino e con il Consolato marocchino – è stata in grado di farsi inviare dal Marocco i documenti che certificavano la minore età del ragazzo. E il nuovo test ha contraddetto il precedente. Mahdi non mentiva, ha davvero 17 anni, come peraltro risultava dai suoi documenti. Il 23 settembre Mahdi è tornato in libertà, e il 2 ottobre il giudice di pace ha annullato il provvedimento di espulsione nei suoi confronti. Nessuno però annullerà nella sua memoria e nel suo vissuto i 35 giorni di ingiusta detenzione a cui è stato sottoposto.
La storia di Yosief è diversa. È un ragazzo di 15 anni, viene da Tangeri. In Italia è arrivato nascosto sulla nave di linea per Genova, sei mesi fa. E in pochi mesi si è guadagnato una discreta serie di precedenti penali. Il primo arresto risale al giugno 2009, per spaccio. In quel caso la polizia fece fare la radiografia del polso e vista la minore età, il fascicolo venne affidato al tribunale dei minori, che ne ordinò la scarcerazione. Un mese dopo, a luglio 2009, subì un altro arresto, e in quel caso il tribunale dei minori lo affidò a una comunità d’accoglienza per minori a Savona, in Liguria. Comunità da cui Yosief scappò presto per tornare a Torino. Di nuovo da solo, trovandosi in mezzo a una strada, tornò a delinquere. E fu di nuovo arrestato. Il 17 agosto, per furto: aveva strappato una collanina d’oro al collo di una passante. Stavolta però gli accertamenti radiografici lo dettero per maggiorenne. “Ma come? – dice l’avvocato – A giugno era stato accertato minorenne, a luglio era stato accertato minorenne, e un mese dopo diventa maggiorenne?”. Ad ogni modo, Yosief fu scarcerato e inviato al centro identificazioni e espulsioni di Torino. L’avvocato ha fatto ricorso al giudice di pace e al tribunale, che ha accettato di disporre una perizia presso l’Istituto di medicina legale di Torino. I risultati degli esami dovrebbero arrivare a fine ottobre. Nel frattempo, in attesa dell’esito del ricorso, l’espulsione è stata sospesa. (gdg)A Torino ha una figlia di sette mesi e la moglie. Ma rischia il rimpatrio Il suo avvocato ha fatto ricorso, ma l’espulsione potrebbe avvenire da un giorno all’altro. Fuori dal Cie di Torino Redattore Sociale ha incontrato la moglie, che ha appena fatto la sanatoria
l’ora dei martiri non è lontana…..