Brutta aria in “campagna”: quel razzismo in libertà
Si conclude domani l’iniziativa di monitoraggio di Amnesty International sulle espressioni razziste, xenofobe e discriminatorie dei candidati alle elezioni del 4 marzo. Sono circa 300 le affermazioni «offensive», «gravi» o «molto gravi» diffuse contro migranti, rifugiati, immigrati e rom.
Febbraio si è concluso a quota 300: circa 300 affermazioni «offensive», «gravi» o «molto gravi» diffuse contro migranti, rifugiati, immigrati e rom sulle pagine social di un campione rappresentativo di candidati alle elezioni del 4 marzo monitorato ogni giorno dall’iniziativa “Il barometro dell’odio” di Amnesty International Italia.
Alla voce “Razzismo e xenofobia” il sito del monitoraggio riporta anche i partiti politici più segnati da questo tipo di dichiarazioni. Senza, va detto, suscitare (troppe) sorprese: Lega in primis, seguita da Fratelli d’Italia, poi Forza Italia, ma anche Movimento 5 stelle (per un 2%).
Amnesty nei giorni scorsi ha pubblicato in un “report” di metà percorso alcune delle affermazioni di hate speech cadute nella sua rete.
In aggiunta “Il barometro dell’odio” prende in esame anche le dichiarazioni di “Discriminazione religiosa” e quelle “di genere”.
Il monitoraggio è partito l’8 febbraio e si conclude domani, ormai alle soglie dell’election day del 4. Centinaia di attivisti di Amnesty hanno monitorato i profili Facebook e Twitter di tutti i 1.392 candidati ai collegi uninominali per le elezioni di Camera e Senato dei primi quattro partiti e coalizioni.
Ma sono stati passati al setaccio, precisa Amnesty, «anche i profili di tutti e 17 i leader più i nove candidati a presidente della Regione Lazio e i sette a presidente della Regione Lombardia». Il totale generale comprende così 1.425 candidati.
Nei giorni scorsi a Torino, il 24 febbraio, in legame ideale con la manifestazione nazionale “Mai più fascismi, mai più razzismi” il movimento ACMOS ha organizzato la street parade “Respiro: il coraggio di vivere nelle diversità“: «L’odio sta inquinando le nostre esistenze. Noi rispondiamo a chi lo utilizza, per fini politici e personali, con l’ironia. Abbiamo deciso di sfilare per le vie della città perché non è possibile restare a guardare: è tempo di reagire e di tutelarci da tutto questo smog».
Parole a rischio
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Fonte: viedifuga.org
Forse che meno gravi sono le provocazioni continue in tutti gli ambiti sociali? Una volta le chiamavamo parolacce (ricordo che per un “me ne frego” a 17 anni mi beccai uno schiaffo dalla mamma della mia più cara amica) ora sono diventate un modo di parlare abituale anche tra persone/adulti cosiddette per bene. Dalla famiglia alla scuola, dal luogo di lavoro al luogo di viaggio……Si fa a gara per denigrare tutto e tutti, per sparlare, spettegolare, insultare. E di ciò sono responsabili anche la stampa, il cinema e la tv. Una “maleducazione” insopportabile. Compito di TUTTI è vigilare nel proprio ambito, fare quello che si può, contando sulla capacità che la PAROLA BUONA ha di colpire e di aiutare a cambiare linguaggio, soprattutto a cambiare MENTALITA’ e CUORE.
spesso sono le parole a fare i pensieri non il contrario