A proposito del Bianco Natale del comune di coccaglio
ROMA (Migranti-press 48) – “Il Natale è bianco solo perché c’è la neve e per i cristiani è la festa dell’accoglienza e della solidarietà, l’occasione per lasciare da parte quanto ne è contrario”. Così padre Gianromano Gnesotto, Direttore dell’Ufficio per la pastorale degli immigrati della Fondazione Migrantes, ha commentato l’iniziativa chiamata White Christmas (Bianco Natale), promossa dal Comune di Coccaglio, in provincia di Brescia, che prevede il controllo a tappeto di tutti gli stranieri che vivono nel territorio del Comune per espellerli o togliere loro la residenza qualora fosse scaduto il permesso di soggiorno dei regolari.
“Il fatto che la famiglia di Nazareth – ha aggiunto il religioso – sia più simile agli immigrati che provengono dal Sud del Pianeta che a noi, dovrebbe portare ad un impegno richiamato anche dal Papa nella sua ultima enciclica Caritas in Veritate. Occorre impegnarsi per far crescere la comunione della famiglia umana e l’ethos della società. Insomma far pulizia degli immigrati, fossero pure irregolari, quasi fossero spazzatura, è quanto di più orrido si può mettere a fianco non del folclore, ma del mistero stesso del Natale”.
Per p. Gnesotto la preparazione alle feste del Natale è l’impegno a far crescere una coscienza capace di riconoscere l’umanità come nota distintiva di tutti e fonte di diritti inalienabili. Va ricordato – egli ha concluso – che è l’impegno per l’integrazione e la coesione sociale a garantire la sicurezza e non il contrario. L’iniziativa del Comune bresciano ha portato ad una forte reazione. Padre Mario Toffari, Direttore dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Brescia ha scritto un editoriale per il settimanale diocesano “Voce del popolo” nel quale scrive: “Caro assessore, francamente il cristianesimo è un’altra cosa: emarginando il povero (e guarda caso sempre il più debole), emarginiamo lo stesso Cristo e la cosiddetta identità, sbandierata a sostegno di politiche non affatto cristiane, sa solo di strumentalizzazione oltre che di improprietà interpretativa del Vangelo”.
Quanto accaduto a Coccaglio, secondo Pier Cesare Rivoltella, docente all’Università di Milano deve innescare una riflessione sulla responsabilità nell’uso della parola. “La parola – spiega il docente – costruisce gli eventi e soprattutto la parola dei media ha una forza creativa dirompente, soprattutto in una società come la nostra che è sempre più “discorsivizzata”. Abbiamo ormai rarissimi spazi di esperienza diretta di quello che conosciamo. Ormai la nostra conoscenza è al 90% costruita sulla base delle informazioni che riceviamo e che ci consentono di sapere di realtà anche lontane. I mass media da questo punto di vista sono assolutamente responsabili e lo sono altrettanto coloro che ai media rilasciano dichiarazioni”. Quindi attenzione agli slogan che si usano. Sono una responsabilità e una consapevolezza che riguardano anche gli amministratori dei Comuni più piccoli perché si muovono all’interno di una scena comunicativa che attraverso i media ha dilatato tantissimo lo spazio del pubblico. (R.I.)